Alto Adige, i nuovi poveri sono i giovani 

È quanto emerge dai dati dell’attività svolta nel 2017 dalla Caritas provinciale: incidono lavoro precario e dipendenze


di Paolo Tagliente


BOLZANO. «Nel mondo dell’“America first” e di “prima gli italiani”, la Caritas dice “prima i poveri, prima chi ha bisogno”. E nel mondo dell’“aiutiamoli a casa loro”, la Caritas dice “aiutiamoli ovunque essi siano, a casa nostra e a casa loro”». Lo spirito di Caritas è tutto qui, nelle parole pronunciate ieri dal direttore della Caritas della Diocesi di Bolzano-Bressanone, Paolo Valente, presentando i dati relativi all’attività del 2017. Dati che parlano di un impegno che non si rivolge solo al territorio altoatesino, ma che tocca anche altre realtà mondiali. A spiccare è l’aumento del numero dei giovani che sempre di più si rivolgono alle strutture della Caritas per cercare sostegno in una società che impone requisiti di efficienza, ma che allo stesso tempo è caratterizzata dalla precarietà del lavoro, oppure giovani con problemi di tossicodipendenza. Un esempio eloquente arriva da Casa Margaret, la struttura per donne senzatetto che Caritas gestisce da 20 anni. Nel 2017 sono state assistite 46 donne, delle quali nove sotto i 30 anni e 11 sotto i 40. Anche al Binario 7, punto di contatto e di aiuto per persone con problemi di dipendenza, Caritas ha dovuto far fronte ad un incremento di presenze di giovani, nella fascia di età compresa tra i 18 e i 24 anni. Questi ragazzi, nella maggior parte dei casi, non provengono da situazioni particolarmente fragili, da ambienti socio-economicamente deboli, dove precarietà e problematiche psicosociali facilitano comportamenti a rischio. «Si tratta di un fenomeno più diffuso e forse anche conseguenza di un benessere troppo superficiale, mancanza di informazione, così come di contatti e relazioni di aiuto” spiega Tucconi, responsabile dell'area “Abitare” della Caritas. Accanto ai giovani, anche uomini e donne che nonostante il proprio lavoro devono chiedere aiuto per arrivare alla fine del mese, anziani che devono convivere con molteplici problemi. Molti di loro non trovano nella rete sociale risposte adeguate ai propri bisogni. Tante persone hanno chiesto aiuto alla Caritas a causa del costo della vita e delle abitazioni. «Molti dei nostri utenti hanno un lavoro, ma uno stipendio troppo basso per stare al passo con prezzi così elevati» ha spiegato Stefan Plaikner, responsabile della Consulenza debitori e del Centro d’Ascolto, servizi rivolti principalmente a persone con problemi finanziari. Nel 2017 ben 1.751 persone sono state seguite e aiutate dai due servizi. Sempre alta anche la domanda di assistenza e aiuto rivolta ai servizi della Caritas che si occupano di migranti, richiedenti asilo e rifugiati. La Caritas gestisce sul territorio 11 strutture per richiedenti asilo, che nel 2017 hanno ospitato oltre 600 persone. «All’inizio – dice Alessia Fellin, responsabile dell’area profughi – si è trattato di organizzare dalle fondamenta il lavoro in questa area, ora l’attenzione è rivolta invece soprattutto alla loro integrazione e al sostegno per quanto riguarda la ricerca di un’occupazione e una casa.I tempi della procedura di asilo sono molto lunghi e l’esito ultimo rimane sempre un’incognita. Durante questo periodo è fondamentale per i richiedenti asilo avere un progetto di vita da portare avanti, avere un obiettivo per cui impegnarsi e trovare il proprio posto nella società che li ha accolti. La formazione, il volontariato, le esperienze lavorative rivestono un ruolo fondamentale in questo senso. Grazie ad un intenso lavoro, circa il 60 per cento degli ospiti, a fine dicembre, era occupato in una di queste attività».

Per quel che riguarda la distribuzione dei pasti, i volontari che offrono la loro opera alla Distribuzione pasti S. Chiara di Bolzano, dove il numero degli ospiti è raddoppiato negli ultimi due anni – 1.483 persone hanno ricevuto un pasto caldo. Un lavoro immenso, reso possibile da circa 7.250 donatrici e donatori che hanno sostenuto la Caritas: 660 mila euro sono stati donati per aiutare persone povere in Alto Adige e 1,96 milioni di euro (incluso il contributo delle Istituzioni), invece, per progetti d’aiuto al di fuori della provincia.













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