Alto Adige: la Provincia taglia i rimborsi auto ai pendolari

Widmann: «Abbiamo finito i soldi, non è possibile che ogni anno aumentino le domande»


Valeria Frangipane


BOLZANO. «Sono aumentati in maniera esponenziale i pendolari che si spostano in auto e che chiedono il rimborso chilometrico e noi non abbiamo più soldi». L'assessore ai trasporti - Thomas Widmann - annuncia tagli e chiede trasparenza: «Qualcosa non torna, servono controlli mirati».
In soldoni succede che la Provincia che ha sempre sborsato per i rimborsi auto dai 2 a 3 milioni di euro l'anno non abbia più soldi per pagare i cosiddetti "contributi per spese di viaggio".
Soldi sempre versati a pioggia a lavoratori dipendenti che vivono in Alto Adige e che si devono spostare in regione per lavoro, almeno 120 giorni all'anno, su un percorso superiore a 10 km non servito oppure servito da mezzi del trasporto pubblico di linea con tempi di attesa di almeno 60 minuti.
«In linea generale quel che è sempre stato un buon principio, che noi siamo andati anche a ritoccare e perfezionare adesso ci vede in serissima difficoltà».
Come mai succede?
«Posso dire che anni fa i pendolari che sceglievano l'auto perché impossibilitati ad usare treni o bus - e che presentavano domanda di rimborso - erano in tutto 4.000 che però sono schizzati, in pochi anni, a 9.300. Di recente ci siamo dati da fare introducendo nuovi criteri ed il numero totale è sceso a 7.400 ma ci siamo accorti di come la questione ancora non funzioni e resti ancora molto lavoro da fare».
Perché assessore dice così? «C'è una cosa che continuo a non capire. Negli ultimi anni la Provincia ha investito tutto quel che ha potuto nei trasporti ed è riuscita attraverso un lavoro serio e puntuale a triplicare il numero dei treni e dei bus che servono tutto l'Alto Adige. Mi chiedo, di fronte ad uno sforzo del genere, come sia possibile che il numero dei pendolari che preferiscono l'auto invece che calare continui a crescere». Widmann sottolinea una volta di più l'impegno finanziario. «È stato veramente pesante. Vorrei ricordare che nel 2003 il bilancio del trasporto pubblico è stato di 50 milioni di euro schizzato nel 2010 a 138 milioni di euro. Abbiamo impegnato risorse sempre più pesanti ed importanti per dare risposte concrete ai pendolari ma adesso qualcosa non torna». Come intendete muovervi? «Allora... prima di tutto abbiamo bloccato i rimborsi perché non ci sono più soldi. I fondi che avevamo a disposizione, infatti, sono terminati. Ci resta un buco di 8 milioni di euro per contributi che, al momento, non siamo in grado di coprire».
Ma quanto riusciva ad incassare, in media, ciascun pendolare grazie al contributo?
«Diciamo su per giù 150 euro l'anno. C'è anche chi si vedeva arrivare a casa un assegno di 200 o 300 euro».
Cifre non trascurabili in tempi di crisi.

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