Alto Adige: Pdl, Holzmann pronto a fare un passo indietro

La base Pdl chiede un ricambio dei vertici. Sigismondi: disponibile al confronto


Maurizio Dallago


BOLZANO. Una terza via rispetto a quelle dei gruppi Holzmann e Biancofiore, caratterizzate da litigi continui e perenne incompatibilità. Un ricambio dei vertici: Holzmann e Sigismondi ci stanno. La proposta avanzata da diversi esponenti della base - con in testa il capogruppo Pdl a Laives, Christian Bianchi - per un rinnovo dei notabili altoatesini del partito trova d'accordo il deputato bolzanino. «Pronto a fare un passo indietro - spiega l'onorevole pidiellino - ma non si possono disconoscere le isterie e le decisioni della Biancofiore che hanno fatto perdere al Popolo della libertà in Alto Adige parecchio consenso elettorale». «Rifondare il partito passa certamente per una riconsiderazione dei suoi elementi di vertice. Ora si vuole un confronto qualificato ed è quello che Bianchi sono convinto voglia instaurare: come co-coordinatore del Pdl altoatesino sono disponibile a qualsiasi soluzione, purché condivisa», afferma Sigismondi. «Certo che ci vogliono persone nuove, ma in questo momento sono troppo deluso e propendo ancora per un'uscita dal Popolo della libertà, verso una forza territoriale», sottolinea Enrico Lillo, del gruppo Biancofiore. Ecco, la fotografia dei pidiellini in Alto Adige in questo scorcio d'estate anticipata vede un partito diviso per sommi capi in tre gruppi. Quello con in testa Michaela Biancofiore si trova sulla difensiva dopo aver perso la battaglia per la presidenza del consiglio provinciale ed aver digerito male il via libera governativo al depotenziamento dei monumenti fascisti. Il 30 maggio si deciderà se uscire dal Pdl, per federarsi a quest'ultimo. Si punta, a livello nazionale, sull'asse Scajola-Frattini. Anche se c'è chi vuole tenersi le mani libere come ad esempio Mario Tagnin. Nel campo dei seguaci di Holzmann si ritiene di aver quasi vinto la partita. Si aspetta il passo della Biancofiore e ci si prepara al congresso. Come? In questa fase il dialogo è aperto con quanti vogliono uscire dalla continua polemica, per arrivare, anche, ad un ricambio dirigenziale. Poi ci sono semplici iscritti, elettori e consiglieri comunali, che puntano a mettere da parte le critiche ed a ripartire con nomi e facce nuove. «Serve una terza via, perché un congresso dove ci si scontra di nuovo sarebbe inutile: nessuna delle due parti accetterebbe di mettersi al servizio dell'altra», evidenzia Christian Bianchi. Da qui «la necessità di evitare che gli attuali leader provinciali si candidino al congresso, dove bisognerebbe arrivare con un accordo preso in precedenza». È ancora Bianchi a parlare.
Intanto però i due schieramenti principali sono ancora ai ferri corti. «Seppur condividendo parte delle osservazioni della "cosiddetta base" del partito, e ben vengano per un serio e costruttivo dibattito interno, un punto va subito chiarito: quello delle responsabilità. Il peccato originale non sta nell'antica diatriba interna ad Alleanza nazionale ma in ciò che An diventò dopo che il congresso individuò Urzi quale coordinatore. Lo stesso stabilì un patto con la coordinatrice Biancofiore di Forza Italia e fu quello che decretò volutamente - di fatto - la "messa al bando", anche nel successivo Pdl, della corrente di Holzmann», spiega Sigismondi. Sull'altro fronte è Maurizio Vezzali ad attaccare frontalmente il deputato bolzanino del Pdl e Giancarlo Lehner, onorevole «responsabile», che domenica scorsa si era unito al coro delle critiche alla Biancofiore. Per Vezzali è Holzmann a tirare le file della campagna contro la Pasionaria ed a farsi alleati come lo stesso Lehner. Quest'ultimo aveva invitato la Biancofiore ad essere più presente ai lavori parlamentari. Dati contestati da Vezzali che conclude mettendo all'indice Holzmann: emerge la pervicace volontà di diffamare gli avversari fornendo dati faziosi, ma soprattutto quella di ingannare la gente».

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