Alzheimer, mille diagnosi all’anno

Sono diecimila le persone affette dal morbo della demenza in Alto Adige, e il numero cresce sempre più velocemente


di Riccardo Valletti


BOLZANO. Togliersi le scarpe e metterle in frigo, o dimenticare il proprio nome, o perfino dimenticare di avere dei figli, fino a perdere completamente la consapevolezza di se stessi; questi sono solo alcuni minimi esempi dei drammi quotidiani con cui un malato di Alzheimer deve fare i conti.

Sono diecimila casi di morbo di Alzheimer censiti in provincia di Bolzano, e il numero cresce con circa mille diagnosi in più ogni anno. Si tratta di una problematica che riguarda circa il 6 - 7% della popolazione altoatesina al di sopra dei 65 anni e nel complesso coinvolge in maniera diretta o indiretta circa 50.000 persone.

È questo il dato che emerge in occasione della Giornata Mondiale dell'Alzheimer: i dati anagrafici e sanitari tracciano una rotta chiara, che parla di un progressivo invecchiamento della popolazione e un progressivo aggravarsi delle malattie legate all'età avanzata, che nei prossimi anni tenderanno a moltiplicarsi.

E mentre la popolazione invecchia, la sanità rettifica la rotta, e si prepara ad accogliere sempre più malati.

«È una tendenza già in atto - spiega Marco Trabucchi, presidente dell'associazione Asaa, che si occupa di assistere i malati e il loro intero nucleo familiare - negli ultimi anni il numero dei casi diagnosticati è in aumento, e nonostante questo non si può ancora parlare di emergenza, ma il numero è destinato a crescere, e speriamo che l'amministrazione provinciale voglia investire parte delle risorse destinate alla sanità in questo settore, perché se è vero che nei centri maggiori il problema dei posti nei centri specializzati non si pone, vista l'abbondanza, per quanto riguarda le aree periferiche e i centri minori, sarà necessario creare una rete di ministrutture in grado di ospitare e sostenere i malati, e nel frattempo non strapparli dalla vicinanza dei loro cari».

L'Associazione Alzheimer Südtirol Alto Adige (Asaa) è una onlus che si è assunta da più di 20 anni il compito di offrire supporto alle persone colpite da malattie neurodegenerative (sia attraverso gruppi di auto-mutuo aiuto, sia con la disponibilità di un telefono amico), di formare in modo adeguato gli operatori rispetto a malattie troppo spesso trascurate, di creare sensibilità nella popolazione generale per gli ammalati, favorendo la loro accoglienza nelle comunità, di stimolare la creazione di servizi specifici.

«Purtroppo - spiega Mimma Battisti, ex assessore al Sociale del Comune di Bolzano e membro dell’associazione - non esistono cure per questa malattia, però negli ultimi anni la medicina ha fatto molti progressi per ridurre i disturbi legati all’Alzheimer, come la perdita del sonno e altri fattori che oltre a quello della memoria, che si dissolve col passare del tempo, rendono la vita del malato ancora più complicata, ed estremamente impegnativa quella di chi se ne prende cura».

Per questa ragione diventa importantissima una diagnosi precoce, che se non porta verso una vera guarigione, almeno consente una qualità della vita dignitosa.

«Negli ultimi dieci anni - spiega l’ex assessore - le strutture di accoglienza per anziani si sono andate specializzando nel trattamento di questo male, aprendo nuclei specifici per chi ne è affetto e studiati anche nei dettagli, come nell’arredamento, per facilitare la vita all’anziano».

Il dato dell’aumento però non può essere sottovalutato, nonostante gli sforzi fatti per adeguare le strutture: «Si tratta di un fenomeno dilagante, che aumenta di velocità con l’aumentare dell’età media della popolazione, e che se non è ancora una vera emergenza, presto potrebbe diventarla».

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