Amianto, decine di discariche nascoste

Bonifiche quasi mai segnalati dalle autorità. Manca l’informazione ai confinanti, crescono timori e sospetti


di Davide Pasquali


BOLZANO. Cemento amianto, ancora lui. Mentre la corte di Cassazione due giorni fa ha stabilito la prescrizione (ancor prima dell’avvio del processo) per le morti causate dalla Eternit, vanificando così anche i risarcimenti danni già concessi ai famigliari delle vittime, come nel resto d’Italia anche la nostra città sempre più spesso deve fare i conti con la necessità di bonificare edifici e terreni inquinati. E sempre più spesso l’ente pubblico appare in ritardo nel gestire il fenomeno. Che non è solo tecnico o finanziario: a contare sono anche o forse soprattutto le percezioni e i timori della popolazione. Di cui la politica non si cura, tanto che, praticamente in tutti i casi, negli ultimi anni i rinvenimenti di amianto sono stati segnalati dai giornali o dai bolzanini tramite gli stessi giornali. Un malvezzo, questo atteggiamento quasi omertoso, cui ora si sta cercando di porre rimedio in consiglio provinciale, dove, nella prossima sessione di marzo, verrà discussa una mozione di Alessandro Urzì che propone di studiare e mettere in pratica protocolli standard: oltre alle severe prescrizioni tecniche da rispettare, si dovrà sempre avvertire la popolazione, specie i confinanti, spiegando quali rifiuti pericolosi si siano rinvenuti, in quali quantitativi, come verrà bonificata l’area, secondo quale tecnica, quali siano gli eventuali rischi per la popolazione, quali le precauzioni da seguire.

Che ce ne sia estremo bisogno è facilmente sintetizzabile, citando solo qualcuno dei casi emersi negli ultimi anni. Basta l’elenco, commentare non serve. Lo forniamo in disordine sparso. Asilo Gulliver in via Resia: le maestre segnalano brandelli di tetto in cemento amianto nei frutteti a tre metri dal cortile della materna. Via Mendola: si rimuove il tetto d’amianto, si avvertono gli inquilini ma i vicino no. Idem in via Vittorio Veneto, dove si rimuovono i pannelli di amianto sui balconi: nessun avviso ai confinanti; amianto ben sigillato, ma lasciato per strada anche di notte. Villetta in via Novacella: il tetto è in pessime condizioni, ma la bonifica non parte da mesi nonostante l’intimazione comunale a sbrigarsi. All’ex pista di prova dei Lice, seimila metri cubi di terreno inquinato: Iveco non vuole pagare, la Bls nemmeno, la Provincia non ha soldi; ergo, la bonifica parte (forse) un anno dopo il rinvenimento. Scuole Kunter in via Guncina: decine di pilastri, rimasti all’aria aperta perché prima della demolizione non ci si era accorti che contenessero amianto. Tutto a pochi metri dalle case. Amianto a Park Resia, all’ex Dupont, all’ex Speedline. Quando lo si trova, spesso si copre solo con un nylon. Basterà? I cartelli, imposti per legge, o non ci sono o sono rivolti all’interno del cantiere, cioè dalla strada mica si vedono. Il caso clou? Centinaia di sacconi, abbandonati dietro via Resia. C’è voluto un mese di articoli giornalistici, per smuovere Comune e Provincia. È lecito augurarsi che in futuro si cambi. Ché nel silenzio, montano timore e indignazione.

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