Amianto, la bonifica parte in settimana

Cantiere fermo dal 3 dicembre, il via libera arrivato solo ieri. Il materiale pericoloso è contenuto in 80 pilastri portanti


di Davide Pasquali


BOLZANO. «Ci avete fatto una bella pubblicità... Un allarmismo un po’ eccessivo... Per evitare scene di panico, questa settimana, al massimo la prossima, verrà dato l’avvio ai lavori di bonifica». A rassicurare è l’architetto Andrea Sega, direttore reggente della ripartizione provinciale Edilizia e Servizio tecnico. Sono occorsi oltre quattro mesi per sapere la verità: alle Kunter di via Cadorna il cantiere è stato bloccato il 3 dicembre (ossia 134 giorni fa) perché durante la demolizione del fabbricato si è scoperta la presenza di amianto. Mica qualche minuscolo frammento, bensì ottanta pilastri portanti. La Provincia ora corre ai ripari: trovati i soldi, firmata la perizia in variante, nel giro di pochi giorni si comincerà a sigillare.

Il sopralluogo. Come preannunciato, lunedì mattina l’assessore comunale all’urbanistica ed edilizia Chiara Pasquali ha dato incarico ai vigili urbani del Controllo costruzioni: subito in via Cadorna. Un sopralluogo per verificare il reale grado di pericolosità della situazione. «I miei uffici - chiariva ieri in tarda mattinata l’assessore - stanno verificando se le procedure siano state rispettate».

L’Appa. Sabato e domenica, a uffici chiusi, non si poteva pretendere più di tanto. Lunedì mattina è stato più semplice ottenere informazioni, anche grazie alla solerzia dell’ufficio Aria e rumore dell’Agenzia provinciale all’ambiente, nella persona di Hannes Unterhofer. Ossia uno degli esperti che si occupano proprio del monitoraggio dell’amianto. «Ho contattato tutti i colleghi: di questo caso il nostro ufficio non è informato». Al momento, «nulla è stato comunicato ufficialmente». Unterhofer, gentilissimo, cerca di approfondire sondando anche altre fonti. «All’ispettorato medico del lavoro - spiega al telefono qualche ora più tardi - devono autorizzare il piano di lavoro della ditta incaricata della rimozione dell’amianto. Prima di iniziare, il piano deve essere approvato. Mi dicono che neanche loro hanno ricevuto nulla di ufficiale». Unterhofer chiarisce: «Solo una ditta specializzata può occuparsi della bonifica. Nel piano si deve spiegare quanto amianto c’è, di che tipo, quali le tecniche da utilizzare per la rimozione eccetera». In caso di pericolo immediato, «il sindaco potrebbe emettere un’ordinanza, imponendo la rimozione al proprietario». In questo caso la Provincia. «Da quanto siamo riusciti a capire - conclude - pare si sia rinvenuto amianto nei pilastri».

Bocche cucite. Anche contattando la Erdbau di Sinigo, nel primo pomeriggio, è impossibile saperne qualcosa in più. In seguito a gara d’appalto, il cantiere per la demo-ricostruzione delle Kunter di via Cadorna è stato affidato alla ditta meranese. Chi meglio di loro potrebbe sapere cosa sia accaduto? Dopo un’attesa di qualche minuto alla cornetta, il centralinista però riporta: «Mi hanno detto di riferire che su questo argomento non prendiamo posizione ufficialmente».

Questione di soldi? Più fortunato è il Tg regionale della Rai. Informalmente, la Erbau chiarisce: per la bonifica si è pronti a partire, anche se mancherebbe ancora il finanziamento.

Timori nelle scuole. Intanto, nella palestra delle Kunter, a pochi metri dalle macerie di amianto abbandonate da quattro mesi, si continua a fare ginnastica. E al pomeriggio sono molte le associazioni che si servono dell’impianto sportivo. Fra queste l’Ssv Bozen. Fra i genitori dei ragazzini serpeggia il malumore. E più di qualche papà comincia a dire: “Io, mia figlia, lì non la porto più”.

Contromisure antipanico. «Quindi è stato lei a scavalcare la recinzione per scattare le foto...». Risponde così, alla richiesta telefonica di chiarimenti su via Cadorna, il coordinatore del cantiere, l’architetto Andrea Sega. Appurato che per poter vedere cartelli, nastri, sacchettoni e macerie - invisibili dalla strada - l’unica era scavalcare, il direttore di ripartizione sbotta: «C’è stato un allarmismo eccessivo. Sono state seguite tutte le procedure corrette, tutto è stato messo in sicurezza e chiarito con gli enti competenti. Per la popolazione non c’è nessun pericolo». Il verbale di sospensione lavori è datato 22 gennaio, ma il cantiere è stato bloccato il 3 dicembre. Fatti due conti, sono ben 134 giorni. «Alla consegna del cantiere, a ottobre, si erano effettuate delle verifiche. Il laboratorio di cromatografia della Provincia non aveva riscontrato particolare presenza di amianto». Poi però, in fase di demolizione dell’edificio, «è emerso che i pilastri della struttura portante erano stati realizzati con un sistema di cassero a perdere in tubi di cemento-amianto, un metodo usuale negli anni Settanta, purtroppo non riscontrabile visivamente». Secondo quanto spiegato dal Tgr, in tutto si tratterebbe di 80 pilastri. Sega prosegue: «Se ne sono demoliti quattro. Quando ci si è accorti dell’amianto, la demolizione è stata interrotta e il cantiere è stato sospeso per le verifiche del caso». L’area di cantiere è stata messa in sicurezza, «ma certo, se uno va dentro a giocare, si può fare del male...» Dal punto di vista della sicurezza sanitaria, però, «se uno non tocca le fibre di amianto, non succede nulla». Sega conclude: «Non c’era alcuna fretta, ma dato l’allarmismo eccessivo provocato dai media, entro una settimana verranno asportati i materiali che giacciono in cantiere. I tubi di cemento-amianto verranno sigillati e saranno smaltiti secondo le procedure previste per legge. Ci vorranno 30-45 giorni».

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