Amianto, monta la rabbia dei residenti
Da 25 giorni attendono la rimozione di centinaia di sacchi. Criticato il continuo temporeggiare di Comune e Provincia
BOLZANO. «Benvenuti nella terra dell’amianto dimenticato». «Anno nuovo, stesso amianto». «Amianto, no grazie». «Adesso basta». «“A” come amianto, i cittadini ringraziano».
Sono soltanto alcuni dei cartelli affissi ieri pomeriggio al cancello che divide i residenti di via Resia e Casanova dalle centinaia di sacconi contenenti terreno inquinato da amianto, che giacciono a terra ormai da quasi un mese, a pochi metri dalle case, nel bel mezzo degli ex vigneti di Lagrein.
Ma non è tutto qui. L’attacco dei residenti non è affatto indiretto, alle istituzioni in genere. Sui cartelli auto-prodotti a casa con tanto di immagini sta scritto: «Grazie assessora». «Nuovo assessorato all’ambiente!!!». Perché nel silenzio assordante delle istituzioni tutte, a detta dei residenti spiccherebbe quello dell’assessora comunale Trincanato, la responsabile politica della tutela dell’ambiente in città. Che non ha ritenuto di dover diramare note stampa o rendere dichiarazioni di spiegazione e rassicurazione.
Sono scesi in strada dalle case dei militari. E pure dai condomìni di Casanova. Nonostante ci sia il ponte dell’Epifania e il freddo sia pungente: «Trovano amianto a ponte Resia, tutti zitti. Trovano amianto in via Cadorna, zitti. Trovano amianto in via Volta, zitti. Trovano amianto in via Resia, tutti zitti». È un coro all’unisono, davanti al cancello oltre il quale si possono traguardare i sacconi. Nell’ultimo tratto dello scavo - non terminato perché, da oltre tre settimane, ossia da quando è emersa la questione, in cantiere non si è più vista anima viva - si teme che la terra smossa contenga amianto proprio come nei duecento metri precedenti, dove Ecotherm ha già realizzato lo scavo per la rete del teleriscaldamento. Non un telo a coprire e, col vento di questi giorni, ci vuole niente a far volare frammenti di amianto. «Che poi, nessuno sa che genere di amianto sia». Perché fra i residenti c’è chi ne sa, perché lavora nel ramo, e ne elenca quattro o cinque tipi, ognuno dei quali ha proprie caratteristiche, propria pericolosità, propri metodi di smaltimento. «Non ci hanno avvertiti, mai. Hanno fatto i carotaggi, poi hanno scavato, poi hanno trovato, poi hanno insaccato. Mai una parola, una telefonata, un foglio di spiegazione, niente».
I residenti sono ben oltre l’indignazione. Sono arrabbiati neri, sia considerando il merito sia il metodo. «Abbiamo il nuovo inceneritore qui vicino, l’A22 è a due passi, ora sappiamo dell’arsenico alla discarica di Firmiano, a ponte Adige. Hanno rifilato tutto a noi? Ma gli altri bolzanini fanno male a ignorare il problema: le fibre di amianto sono volatili, girano, proprio come i fumi dell’inceneritore». Fra i presenti, c’è il consigliere Enrico Lillo (FI), ma qui non fa solo il politico, perché c’è un interesse strettamente privato. E legittimo. Abita qui ed è preoccupato al pari degli altri: «Qualche rassicurazione generica, solo chiacchiere. Non è stato fornito alcun dato, non si sa chi smaltirà, dove, quando, come. Quanto amianto c’è? Di che tipo? Chi l’ha abbandonato? L’Asl cosa fa? E l’Appa? Ed Ecotherm-Sel? E la Circoscrizione? E il Comune?»
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