Amianto via Cadorna, esposto in Procura

I residenti: nonostante le promesse la bonifica non parte. Richieste di chiarezza anche per ex Telefoni di Stato ed ex Dupont


di Davide Pasquali


BOLZANO. È ancora amianto. Presunto, temuto, avvistato, non rimosso. Mentre a ponte Resia si sono trasportati via i residui rinvenuti in fase di scavo e così si è potuto finalmente avviare il cantiere per la realizzazione dei 35 box interrati del Park Resia, in via Cadorna ancora nulla si muove. Alle sede distaccata delle Kunter, dopo la rimozione delle macerie di amianto abbandonate nel cortile interno a pochi metri dalle case, da tempo non si vedono operai in giro.

E così, i residenti hanno presentato un esposto in Procura e adesso premono sul pm. Perché dopo 187 giorni dal blocco del cantiere, dopo le promesse e le rassicurazioni da parte dei tecnici provinciali ad aprile, è ora che si agisca e risolva. Intanto, in città si moltiplicano i casi, mentre la politica e l’amministrazione pubblica sembrano non essere in grado di dare risposte alla sete di chiarimenti dei bolzanini. Perché sull’argomento la sensibilità è massima, non così il livello di informazione da parte dell’ente pubblico.

Fermi dal 4 dicembre. L’esposto è a firma dei residenti, preoccupati assai per un cantiere di demolizione fermo da sei mesi. L’edificio da abbattere contiene decine di pilastri in cemento amianto. Alcuni, inertizzati con specifici liquidi di colore azzurro, fanno bella mostra di sé a pochi metri dalle terrazze dei condomini vicini. Dove i residenti non fanno uscire i figli piccoli, nemmeno ora che è arrivata la bella stagione. Il timore è notevole. L’esposto è generico, nel senso che non si danno giudizi, non si citano cavilli giuridici o tecnici. Si chiede però alla magistratura di intervenire e verificare se vi siano i presupposti per agire contro il committente o l’impresa per colpa o colpa grave nella gestione dell’amianto in quel cantiere.

Si è costituito anche un comitato, non ufficiale, ma molto attivo. Si racconta che i vigili urbani del Controllo costruzioni, dopo gli articoli di stampa che denunciavano il caso, hanno fatto un approfondito sopralluogo. Si racconta che la palestra delle scuole Kunter è stata interdetta per un paio di settimane, almeno agli esterni il pomeriggio e la sera. E si racconta di come i prof delle Kunter abbiano preteso un controllo approfondito all’Agenzia provinciale all’ambiente. Infine, si fa notare che a settembre, a pochi metri dal cantiere, riaprirà una scuola materna, ora chiusa. Si auspica che, se la Provincia ha tempi di reazione giudicati eccessivi, almeno si muova la magistratura.

Le Archimede. Alla fine il caso si è risolto, ma in pratica solo per la solerzia della dirigente scolastica. L’amianto, stavolta, era presente in una copertura di un condominio di via Mendola che dà sul cortile interno delle Archimede. La preside ha tenuto i ragazzi dentro la scuola, ha fatto transennare il prato confinante col condominio, poi, determinata assai, si è fatta sentire nelle varie sedi opportune. Alla fine la bonifica del tetto è stata avviata e condotta a regola d’arte. Ma senza che le autorità, provinciali o comunali, avessero comunicato alcunché. Per spiegare, per anticipare o tranquillizzare. E intanto genitori, bidelli, prof: tutti preoccupati.

Park Resia. Su Park Resia non si sa come sia andata a finire. Tutti zitti e mosca. Zitto il Comune proprietario dell’area, zitta Confcoop che costruisce, zitta la Provincia che sovrintende all’amianto. Si sa solo che si è transennata l’area, si è realizzata una pista ciclabile provvisoria verso il Lungoisarco, e che si è avviato il cantiere. Ergo, l’amianto dev’essere stato rimosso. Peccato non si sappia da chi, quando, come. Chi avrà pagato? Quanto ce n’era? Boh.

Quello sembra amianto. Un’altra demolizione importante, attualmente è in assoluto la più importante in città, riguarda l’ex Dupont, la vasta area compresa fra via Siemens e l’arginale. L’operazione all’ex fabbrica chimica è seguita dalla Provincia, che però si è ben guardata dal diramare comunicati stampa, nonostante fra demolizione e bonifica si andrà avanti un annetto. In una zona vicina a molte aziende, lungo la strada più trafficata della città. Sono in molti, in questi giorni, a stupirsi per le dimensioni del cantiere quando passano in auto sull’Arginale. E a tanti bolzanini, quei tetti che si stanno demolendo, sembrano quelli tipici dove si potrebbe rinvenire del cemento amianto. Si spera di sbagliarsi, ma qualche comunicazione in più da parte degli enti preposti certo non guasterebbe.

Ex Telefoni di Stato. Non ci sono solo le demolizioni in essere, ma pure quelle preventivate, tipo agli ex Telefoni di Stato in corso Italia: un edificio appiccicato ad altri due, dove l’amianto regna sovrano. La Provincia, pur di non metterci le mani, aveva pure tentato prima di vendere, poi di permutare l’immobile con alloggi già realizzati da destinare all’edilizia sociale, ma entrambi i tentativi sono andati falliti e adesso l’edificio è stato ceduto a titolo gratuito all’Ipes, con l’intenzione di demo-ricostruire e realizzare 30-40 alloggi. In questi giorni si è avviato l’iter progettuale - che si stima potrebbe concludersi entro fine anno - con uno studio di fattibilità tecnico-finanziaria. Il quale dovrà necessariamente contenere indicazioni pure sulla bonifica dell’amianto in fase di demolizione. La zona è centrale, abitata, di pregio. I residenti, specie chi abita nell’edificio prima e in quello dopo, si augurano che l’ente pubblico muti l’abito mentale. Meglio qualche comunicato stampa in più prima di cominciare, per trasparenza. Quanto amianto c’è, come lo si smaltirà, quanto durerà il cantiere. Si tranquillizzerà. Si eviteranno timori, panico e polemiche.

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