Ana: calano i giovani ma lo spirito alpino è ancora molto vivo

Al convegno a Costalovara ci si interroga sul futuro Il presidente Bertuol: «Un patrimonio da tramandare»


di Antonella Mattioli


BOLZANO. «Il servizio di leva non è più obbligatorio da dieci anni, ma gli alpini nella società ricoprono ancora oggi un ruolo importante. Per questo siamo fiduciosi: l’Ana ha un futuro». Per lavoro indossa la toga; per passione l’avvocato Roberto Bertuol, 52 anni trentino, porta il cappello d’alpino. Lui che ha fatto la scuola militare per ufficiali di Aosta, una volta conclusa la leva è rimasto legato all’associazione: attualmente è il presidente della commissione nazionale giovani. A Costalovara - ieri e oggi - si sta svolgendo un convegno con un centinaio di delegati, uomini e donne, arrivati da tutt’Italia. Titolo dell’appuntamento: “I giovani dell’Ana tra esperienza e prospettive”. L’obiettivo è infatti garantire un futuro all’associazione, non potendo più contare sui nuovi iscritti che fino a 10 anni fa uscivano dal servizio obbligatorio di leva. «Oggi non c’è più l’automatismo e quindi un calo è inevitabile. Ma contrariamente a quanto si potrebbe pensare, ci sono molti giovani che scelgono di fare il servizio militare per un anno o per un periodo più lungo di quattro e poi s’iscrivono all’Ana. È un’esperienza importante. A questi si aggiungono coloro che fanno il militare per lavoro».

Qual è la fascia d’età che definisce i “giovani”?

«Dai 18 ai 40 anni».

Quanti sono?

«L’Ana, che è la più grande associazione d’arma del mondo, ha 360 mila iscritti, di questi il 20% sono giovani».

Perché un giovane oggi dovrebbe iscriversi all’Ana?

«Perché la nostra associazione ha un forte patrimonio di tradizioni che va tramandato e perché gli alpini sono da sempre in prima linea nelle emergenze. Lo fanno a titolo di volontariato e questo porta anche nelle situazioni più difficili, un po’ di leggerezza. Tanto per fare qualche esempio: i giovani del primo raggruppamento Piemonte stanno ristrutturando una chiesa distrutta dal terremoto a L’Aquila; in Afghanistan è stata realizzata una scuola di informatica per donne. Secondo lei interventi di questo tipo, ma se ne potrebbero citare tanti altri, non sono un buon motivo per iscriversi all’Ana?»

E’ vero che per fronteggiare l’inevitabile calo d’iscritti si pensa di equiparare agli alpini i familiari e gli amici?

«In realtà queste persone sono già socie dell’Ana, ma non hanno lo stesso ruolo di chi l’alpino l’ha fatto davvero. Si sta ragionando su cosa fare».

Nel 2018 ci sarà l’adunata nazionale a Trento.

«Non c’è ancora la certezza».

Nel 2021 il presidente altoatesino dell’Ana Scafariello vorrebbe fare il bis a Bolzano?

«Sarebbe bello, ma la strada è ancora lunga».

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