Sanità

Asl: il personale no vax guarito può restare al lavoro sei mesi 

Stop alla sospensione dopo 3 mesi. Il direttore generale Florian Zerzer: «Le ordinanze del Tar della Lombardia hanno tracciato la strada e gli Ordini  di medici e infermieri si sono adeguati. Decisione urgentemente necessaria che ieri abbiamo deciso di adottare anche noi»


Valeria Frangipane


BOLZANO. Riammesso per sei mesi. Il personale sanitario Asl (medici, infermieri, Osa e Oss, ecc.) e non sanitario (amministrativi, ecc.) sospeso perchè non vaccinato - ma guarito dal Covid - può rientrare in servizio per sei mesi - e non più solo per tre - prima che gli venga chiesto di adempiere all’obbligo vaccinale. Lo ha deciso nei giorni scorsi il Comitato direttivo dell’Azienda sanitaria.

Il direttore generale dell’Asl, Florian Zerzer, parla di «decisione urgentemente necessaria e logica, vista la gravissima carenza di personale che continuiamo a sopportare da mesi e che in questo periodo si sta facendo se possibile ancora più pesante, visto che gli ospedali sono sottoposti ad ulteriori sforzi provocati dal costante aumento di ricoveri per Covid». Dovuti alla sottovariante Omicron BA5. «Va detto che gli Ordini professionali dei medici e degli infermieri ci hanno aperto la strada che noi abbiamo subito imboccato, sono assolutamente dello stesso parere».

La linea interpretativa dell’Azienda scaturisce, oltre che dai dubbi introdotti dai giudici del Tar Lombardia, che hanno considerato non corretto il parere fornito agli Ordini delle professioni sanitarie dall’ufficio di Gabinetto del ministero della Salute sui famosi 3 mesi, anche dall’esigenza di tutelare il sistema sanitario provinciale, sia per quanto riguarda le capacità di assistenza ai cittadini/pazienti, sia per quanto riguarda possibili conflitti legali.

Ricordiamo infatti che per gli iscritti agli Ordini le sospensioni vengono decise dagli Ordini stessi (dal 27 novembre in poi), per tutti gli altri decide invece il relativo datore di lavoro, in questo caso l’Asl. E vista la perdurante possibilità di ricorsi e la richiesta di risarcimenti anche importanti, dato che i lavoratori sospesi rimangono a casa senza stipendio, gli Ordini non vogliono correre il rischio ha di pagare. L’avvocato Marco Cappello, direttore Ripartizione legale dell’Asl - è però decisamente contrario alla recente interpretazione che del decreto 24/22 hanno operato gli Ordini professionali. «Innanzitutto per una chiara ragione di ordine giuridico: in sede di interpretazione del decreto 24/22, che dal 25 marzo ha riconosciuto per la prima volta la valenza della guarigione agli effetti della riammissione in servizio, il Ministero della Salute ha precisato che chi guarisce dal Covid ha il diritto di tornare a lavorare per tre mesi dalla sua infezione (4 mesi se manca la sola dose booster), e siccome non ha finora cambiato la sua posizione in merito, non vedo come gli Ordini possano arrogarsi il diritto di disattendere autonomamente le direttive ministeriali».

Resta da capire perchè lo facciano. «Lo ammettono loro stessi nelle loro circolari, hanno paura di eventuali ricorsi e pretese risarcitorie, specie dopo un paio di pronunciamenti negativi del Tar Lombardia, dimenticando tuttavia che centinaia e centinaia di giudici in tutta Italia hanno invece adottato decisioni diverse. Considerate che noi in Alto Adige abbiamo finora vinto tutte le cause intentate dai no-vax!». Cappello si chiede cosa succederà, se il Ministero dovesse successivamente confermare la sua interpretazione restrittiva.

«Se questo succederà, occorrerà sospendere nuovamente questi dipendenti, e ciò sinceramente mi pare piuttosto opinabile, a mio avviso sarebbe stato più corretto attendere il chiarimento richiesto al Ministero dai vari Ordini, i quali, invece di aspettare una risposta, hanno ora deciso autonomamente questa pericolosa "fuga in avanti"».













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