Atti osceni in palestra, denunciato l’allenatore

Una giovane cliente della struttura ha denunciato il personal trainer I fatti durante una seduta in uno spazio riservato. Ma il reato è depenalizzato


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Il titolare di una nota palestra cittadina è finito davanti al giudice con l’accusa di atti osceni ma è riuscito a cavarsela grazie al recente decreto del governo che ha depenalizzato il reato. La vicenda ha creato non poco scalpore tra i frequentatori della struttura sportiva perchè a denunciare l’uomo (personal trainer) è stata una giovane cliente che da qualche tempo seguiva un programma di potenziamento dei glutei diretto proprio dall’uomo finito davanti al giudice. I fatti risalgono a qualche mese fa ma l’udienza, che ha chiuso per il momento il contenzioso legale, è dell’altro giorno. Come detto è stata la cliente a presentare denuncia affermando che una sera, durante una seduta di allenamento in un vano specializzato e riservato della palestra, il personal trainer avrebbe perso la testa sotto gli effetti di una crescente eccitazione sessuale. Per la donna coinvolta nella vicenda non si trattava del primo allenamento di quel tipo assieme al proprio consulente e preparatore. Quella sera però si sarebbe resa conto quasi subito del comportamento anomalo dell’uomo che avrebbe dapprima iniziato a “toccarsi” nelle parti intime per poi iniziare a masturbarsi. La reazione della cliente sarebbe stata immediata. La donna abbandonò subito l’allenamento dicendosi scandalizzata e annunciando denuncia penale. L’allenatore (e titolare della palestra) ha sempre negato. Sotto il profilo processuale, però, la situazione non era parsa agevole perchè in questi casi se la vittima risulta credibile può essere considerata sufficiente la sua testimonianza per arrivare alla condanna.

L’avvocato difensore Nicola Nettis aveva preparato una strategia difensiva basata non solo sulla negazione del fatto in quanto tale ma anche sulla possibile contestazione dell’imputazione sotto il profilo giuridico. All’articolo 527 il codice penale prevedeva la punibilità degli atti osceni con pene da tre mesi a tre anni. Ma perchè si potesse contestare il reato la condotta avrebbe dovuto avvenire in un luogo pubblico o aperto al pubblico. L’avvocato difensore aveva dunque impostato la difesa proprio su questo punto in quanto i fatti denunciati dalla donna erano comunque avvenuti all’interno di una stanza attrezzata di una palestra privata. Il rilievo giuridico non è mai stato trattato in quanto, come detto, è intervenuta la depenalizzazione del reato. Ora la vicenda è stata segnalata al commissariato del governo che provvederà eventualmente ad emettere una sanzione amministrativa.

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