Autista aggredito: la polizia circonda il bus


Susanna Petrone


E’ mezzanotte. Finalmente è arrivato all’ultima corsa della serata. Tra un po’ lascerà l’autobus della linea notturna 153 all’autorimessa delle corriere e poi tornerà a casa. Il bus è vuoto. Meglio così. Svolta a sinistra e arriva in via Resia. Alla fermata c’è un gruppetto di ragazzi. Si ferma. Apre la porta. Li fa salire.

I giovani sono molto chiassosi. Sono quattro ragazzotti. Forse hanno bevuto un po’. Oppure sono semplicemente su di giri. Eppure è domenica sera. Di solito a quest’ora non c’è più nessuno in giro. Percorre appena un centinaio di metri di via Resia, quando i raagzzini si avvicinano al gabbiotto protettivo, di cui sono forniti gli autobus notturni.


Uno del gruppo, il più «bullo», fa la voce grossa. L’autista è stanco. Non ha voglio di avere problemi. Dice ai ragazzi di sedersi e di «non fare casino». I giovani si agitano ancora di più. Ora è quasi una sfida. Iniziano a urlare ancora più forte. Partano le prime parolacce, gli insulti. Poi i calci e pugni verso i posti a sedere sull’autobus. Alla fine anche il gabbiotto - al cui interno si trova l’autista della Sasa - viene raggiunto dai colpi.


Il conducente viene minacciato. Non può fare altro che chiamare la polizia, prima di essere aggredito dal “branco” di ragazzini. L’autista della Sasa rallenta. Spera che arrivino i rinforzi il prima possibile. Ed infatti, in fondo a via Resia, vede i lampeggianti di una Volante.

Una seconda pattuglia arriva da dietro. Il bus è circondato. L’autista blocca la corsa e fa salire gli agenti di polizia, coordinati da Sarah Gambardella. I ragazzi vengono fatti scendere. La loro corsa si conclude qui. L’autista spiega agli inquirenti l’accaduto e poi riparte.

I quattro giovani vengono identificati. Sono molto agitati. Arriva una terza Volante in via Resia.

Vengono tutti denunciati per minacce, danneggiamenti e per interruzione di pubblico servizio. I ragazzi capiscono di averla fatta grossa questa volta.
Se ne stanno fermi sul lato della strada, in attesa di riavere i rispettivi documenti. Poi vengono spediti a casa. Ma ci dovranno andare a piedi. L’ultimo autobus è già passato.













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