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«Avevamo finito letti e respiratori, è stato il giorno più duro del Covid» 

Il direttore dell'Azienda sanitaria Florian Zerzer: «Ricordo la telefonata con la quale dalla Germania ci annunciavano lo stop alla fornitura». L’emergenza: «Per recuperare i macchinari abbiamo svuotato le sale operatorie di Vipiteno. Il giro di boa? I vaccini»


Valeria Frangipane


BOLZANO. Tre anni fa l’Alto Adige registrava il primo positivo al Covid19. Oggi contiamo più di 1.600 morti. «Me l’avessero detto non ci avrei mai creduto. Sono stati anni durissimi, con riunioni anche di notte». Parla così il direttore generale dell’Asl, Florian zerzer. Il giorno più lungo? «Era un martedì di fine marzo 2020. Ricordo la telefonata con la quale dalla Germania ci annunciavano lo stop alla fornitura di letti e respiratori. Ci siamo riuniti ed ho detto che in quelle condizioni potevamo ricoverare fino a venerdì. Ma era impensabile. Per recuperare i macchinari abbiamo smontato le sale operatorie di Vipiteno».

Direttore, ricorda il primo positivo? Oggi sono quasi 300 mila.

Certo era il 24 febbraio 2020. Un trentenne di Terlano, che si era contagiato in Lombardia. Pensavamo di essere riusciti ad isolare in tempo lui e la fidanzata. Eravamo convinti di avere arginato il virus. Ma di lì a pochi giorni hanno iniziato ad arrivare in ospedale i primi positivi sintomatici. Non c’erano i test rapidi, facevamo il molecolare. Il risultato arrivava in 24/48 ore.

Il primo lockdown? Il primo paziente in Rianimazione?

Il primo lockdown duro è scattato in tutto il Paese l’11 marzo, era un mercoledì. Il primo paziente è arrivato in Rianimazione il 9 marzo 2020. E in tre settimane erano diventati più di 50. Non esisteva una cura standardizzata non esistevano protocolli, i medici chiamavano in Lombardia, dove l’epidemia era scoppiata prima per chiedere ai colleghi che fare. Momenti drammatici.

Ricorda il primo decesso?

Sì, tra l’11 ed il 12 marzo 2020. Una donna di 85 anni e c’era stata una vittima anche in Trentino. Oggi ne contiamo più di 1.600. Penso al momento sconcertante in cui ci siamo resi conto che non si ammalavano gravemente solo gli anziani fragili e con patologie. Ma persone di tutte le età. Anche giovani. E ripenso a quel maledetto martedì di fine marzo in cui ci è stato detto dalla Germania che la fornitura di respiratori non sarebbe mai arrivata. Nei momenti peggiori abbiamo fatto squadra, abbiamo preso decisioni impensabili. Il 2 aprile 2020 i nostri ospedali si sono trovati a gestire 400 malati gravi. Ne avevamo 54 in Rianimazione, Oltreconfine ne hanno accolti altri 11. Negli ospedali avevamo altri 251 pazienti Covid in cura e 84 nelle cliniche. A fine aprile abbiamo aperto la Rianimazione nella nuova clinica a Bolzano. C’è stato un momento in cui il personale che era terrorizzato, perché vedeva morire ogni giorno pazienti, ci ha chiesto di chiudere un nosocomio: “Qui finiamo come Bergamo”, dicevano. Abbiamo creato le tende di pre-triage, per lasciare il virus il più possibile fuori dagli ospedali.

Mancavano le mascherine.

Certo. E tutti a prendersela con l’Azienda sanitaria. Ricordo i medici di famiglia, i pediatri, gli stessi farmacisti. Ma erano assolutamente irreperibili.

Il 27 dicembre 2020 le prime vaccinazioni ai sanitari.

Eravamo al giro di boa. A gennaio 2021 abbiamo iniziato a immunizzare anziani e fragili, ma non arrivavano dosi a sufficienza. Quando le forniture si sono fatte regolari, abbiamo aperto i centri, ricordo la Fiera con 36 linee vaccinali. E la popolazione si metteva in coda perché aveva paura. Con i camper abbiamo portato i vaccini sotto casa a 50mila altoatesini. Poi con l’obbligo dell’aprile 2021 sono arrivate anche le proteste ed i no vax. E da quel momento anche per questa ragione tanti infermieri - di cui c’è gravissima carenza- hanno scelto di abbandonare l’Asl.

La pandemia per lei è finita?

Questa sì. Non so quando sarà la prossima. Forse tra 100 anni.

Ha perso delle persone care?

Sì, purtroppo è successo. Ho perso degli amici.

Quali sono gli ultimi numeri del Covid in Alto Adige?

293.176 i positivi. Quasi 400 mila (399.986) le persone in questi tre anni soggette a quarantena e isolamenti. Quasi un milione i testati (869.644), più di 400 mila i vaccinati. Quasi 6 milioni (5.729.604) i test eseguiti tra Pcr, antigenici e nasali. I morti purtroppo 1.609.

 













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