Aziende frenate dalla burocrazia Biasi: per entrare almeno 7 anni

L’imprenditore bolzanino: «Certi tempi non sono compatibili con un’economia che corre veloce» Ciò spiega – assieme al costo dei terreni - perché le aree oltre via Einstein sono ancora vuote


di Antonella Mattioli


BOLZANO. «Se l’Alto Adige fosse un campo da calcio, le zone produttive occuperebbero solo lo spazio di una delle due porte. Che significa che su un territorio di 740 mila ettari ne occupano meno di duemila, pari allo 0,25%». Ha usato un’immagine calcistica Vinicio Biasi - imprenditore bolzanino, titolare assieme al fratello Roberto e al socio Federico Gori, della Microgate, azienda hi-tech con sede in via Stradivari, ieri intervenendo all’Upad nel dibattito dedicato allo sviluppo urbanistico e all’importanza delle zone produttive. «Usano poco spazio ma rappresentano un tesoro prezioso: è nelle zone produttive che sono situate le imprese manifatturiere. Con 45 mila occupati dipendenti, 4,3 miliardi di euro di valore aggiunto prodotto e merci esportate per un valore di oltre 3,2 miliardi, il contributo di queste imprese allo sviluppo e al benessere dell’Alto Adige è straordinario».

Tutto ciò per dire che assicurare lo sviluppo delle zone produttive, significa garantire lo spazio necessario per salvaguardare l’occupazione esistente e creare posti di lavoro sempre più qualificati sia a Bolzano che nelle zone rurali.

Per fare ciò servono, secondo Assoimprenditori di cui Biasi è vicepresidente, tre condizioni: le zone produttive devono restare luoghi di produzione, vanno dotate di infrastrutture adeguate, la burocrazia va snellita.

«Parlo per esperienza personale: nel 2010 - ha detto Biasi - abbiamo deciso di realizzare una nuova sede. Ci sono voluti circa tre anni di trattative con la Provincia per ottenere il terreno in via Einstein, che precedentemente era stato assegnato all’Aspiag. Poi tutta la trafila burocratica: siamo nel 2016, nel giro di un mese dovremo aprire il cantiere in via Einstein e alla fine del 201 7 traslocare. Sette anni non sono compatibili con un mondo che viaggia ormai alla velocità della luce: quando c’è un’opportunità devi essere in grado di coglierla al volo. Altrimenti lo faranno altri per te».

La lentezza dell’apparato burocratico provinciale al quale si aggiungono, a complicare il quadro, le norme europee, i costi astronomici dei terreni e la crisi spiegano perché nella grande zona produttiva sotto via Einstein si sono insediati finora solo Technoalpin e Salewa, oltre al cantiere della Progress.

Sulla necessità di snellire la burocrazia insiste anche l’architetto Carlo Bassetti: «Un attesa di quattro-cinque anni, da quando comincia l’iter delle licenze a quando si inizia a costruire, non è compatibile con le esigenze di un imprenditore». Anche perché, a pochi chilometri di distanza, in Tirolo, i tempi sono completamente diversi: «Quattro-cinque settimane - spiega Biasi - per l’assegnazione dei terreni, altrettanti per avere la licenza edilizia e costi dei terreni ridotti ad un quarto».

Poi c’è il discorso legato alla normativa urbanista: per la nuova legge bisogna attendere il 2018. «La zona produttiva - dice Bassetti - non può essere snaturata e su questo sono d’accordo con gli imprenditori, però va ripensata con un diverso approccio a quelle che sono le funzioni, per cui nelle aree dove non si lavora 24 ore su 24 e sette giorni su sette, si possono inserire attività diverse, ad esempio ricreative». Per l’architetto Oswald Zoeggeler l’attuale divisione urbanistica della città in base alle funzioni è troppo rigida: «Fa sì che la vita a Bolzano sud finisca alle cinque del pomeriggio. Dal venerdì sera poi, c’è il deserto. L’apertura del Twenty ha avuto il merito di creare un nuovo polo di attrazione, fuori dal centro storico».

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