Badanti, un locale al caldo per farle sentire a casa

Grazie ad Alda Tassainer (Cgil) porte aperte da oggi in via Roma al “Migrantes” «Il vescovo ci ha messo in contatto con la Caritas e insieme ce l’abbiamo fatta»



BOLZANO. Un posto al caldo per le badanti. Finalmente. Visto che l'ente pubblico non si decideva, ci ha pensato Alda Tassainer, funzionaria della Filcams/Cgil. Ha promosso e tirato le fila di questo progetto che prende il via oggi, con l’apertura - finalmente - di una porta, quella giusta: un locale, presso il servizio Migrantes Bolzano, in via Roma, per ospitare, almeno la domenica, nel loro giorno libero, le cosiddette badanti, ovvero le donne quasi tutte straniere che svolgono il servizio di assistenza domiciliare a persone non autosufficienti, quasi sempre anziani, vivendo con loro e assistendoli giorno e notte.

Il progetto. “Le abbiamo intercettate occupandoci delle loro posizioni lavorative e abbiamo percepito il disagio e le difficoltà legati alla mancanza di un posto dove ritrovarsi. E così abbiamo cominciato a muoverci", spiega Alda.

“Posso dire che la strada è stata tutt’altro che piana, abbiamo bussato a molte porte che sono rimaste “sorde e chiuse”. A novembre abbiamo interpellato il vescovo in persona, monsignor Muser, che ci ha messo in contatto con la Caritas. Devo dire che, grazie alla preziosa collaborazione di persone come Alessia Fellin e Danilo Tucconi della Caritas, il progetto ha preso forma, individuando nella struttura del Servizio Migrantes l’opportunità giusta.”

Così da oggi, dopo la messa nella chiesetta ortodossa di via Renon, queste donne avranno uno spazio dove ritrovarsi, pranzare insieme, passare la domenica pomeriggio in compagnia e al caldo.

Dal Talvera ai Migrantes. Domenica scorsa, alla solita ora, intorno alle 13, dopo la messa nella chiesa ortodossa di via Renon, le badanti si erano trovate come sempre sui prati del Talvera. “In fondo, all’altezza delle giostre per i bambini, lì ci sono tavolo e panca in legno" racconta Floare Ilea. A lei giovedì pomeriggio sono state consegnate le chiavi del locale dove potranno ritrovarsi oggi.

Floare è rumena, ha 65 anni, da quattro anni vive a Bolzano, prima ha trascorso un periodo a Treviso e sul lago di Bolsena. Da poco tempo, purtroppo, è disoccupata, racconta, perché l’anziana signora di cui si occupava è venuta a mancare. A casa, in Romania, ha due figli maschi e sei nipotini “che non vedo da tre anni e mezzo – spiega – perché niente ferie, troppo pochi soldi per andare a casa”. La sua storia è quella di tante, decine di donne che si ritrovano nel giorno “di libertà”: per prendere in consegna le chiavi del locale di via Roma, è arrivata con un’amica, Mariana Pop, anche lei rumena con le medesime coordinate famigliari: figlio e famiglia lontani. Mariana, 53 anni, è arrivata in Italia da nove anni, e da sette vive nel capoluogo altoatesino. Lei, lo scorso agosto, è riuscita ad andare a casa per qualche giorno.

La comunità di badanti.

In Alto Adige, conta circa 1500 donne: il loro compenso retributivo va quasi tutto a casa, per sostenere le famiglie. Sono donne che hanno figli, marito e nipotini, la maggior parte di loro ha un’età che supera i 50 anni. Sono donne sole che cercano di ritrovarsi tra di loro per vivere qualche momento di convivialità, fare qualche chiacchiera, e passare qualche ora in compagnia. La più giovane del gruppo è moldava e ha 28 anni, la più anziana ne ha 74. Parlano un italiano “arrangiato” ma si fanno capire, e quando si riferiscono alla domenica pomeriggio, quando si ritrovano, dicono: “È il nostro momento umano”. Floare racconta che in estate è più facile, perché si possono fermare anche sul prato: “Una domenica avevamo preparato la torta per festeggiare il compleanno di una di noi – racconta - e all’improvviso è cominciato a piovere. Così abbiamo trovato un telone in plastica, siamo riuscite ad appoggiarlo sui rami di un albero e abbiamo continuato a festeggiare. La domenica di solito ognuna di noi porta qualche cosa da mangiare: chi qualche specialità rumena, alcune di noi portano qualcosa che ricevono a casa. Non siamo sempre le stesse, le donne arrivano anche da Appiano e Merano”. Raccontano che a Natale ci pensa il loro prete di via Renon, Milasan Lucian, che riesce sempre a trovare un locale dove poter pranzare insieme. "Queste chiavi, per noi, sono un grande regalo”. (e.f. e da.pa)













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