Bolzano

Bar, non entra nessuno: per chi non ha tavolini all’esterno è crisi nera 

Il Corona Pass. I baristi: non funziona, nessuno va a farsi il tampone per potersi bere un caffè 


Davide Pasquali


BOLZANO. Chi ha il giardino fuori si salva, chi è privo di dehors è in gravi difficoltà. Il perché è presto detto: tolto qualche anziano che già vanta la doppia vaccinazione e qualche raro cliente che per qualche motivo si è sottoposto al tampone di recente (e non certo per andarsi a bere un cappuccino o un aperitivo), nei bar in pratica non entra nessuno. Vuoti. All’aperto, invece, dopo quasi tre mesi di chiusura dei locali, l’atmosfera è vivace, i tavolini da quattro, tipo al pomeriggio in corso Libertà, sono quasi tutti occupati. Anche qui dove i clienti non mancano, però, i titolari non lesinano affatto critiche alla politica e alla sanità per una scelta che nessuno di loro condivide. C’è addirittura chi ha deciso di tenere chiuso il bar interno, non facendo entrare nessun cliente, ma limitandosi a servire solo fuori. «Il Corona Pass? Ingestibile». Quindi, se si può, non lo si prende nemmeno in considerazione. Ma c’è chi non può ignorarlo, ossia chi non ha tavoli fuori. In questo caso si è costretti a fare i controllori. E più di qualche barista fuori onda lo dice: rischiando di inimicarsi anche gli storici e affezionati avventori.

Il discrimine, dunque, è aver avuto la fortuna di aver acquistato o affittato o investito in un locale dotato di giardino esterno, meglio se al coperto o in qualche maniera copribile in funzione anti pioggia. Altrimenti, dicono i baristi in coro, ora sei spacciato.

Erion Maloku, titolare del Fantasy, mostra il locale a metà del pomeriggio: vuoto. All’esterno invece - dove con la sua gestione, oltre ad occupare il classico porticato, i tavolini si sono moltiplicati anche sull’aiuola alberata a inizio via Longon - c’è una discreta affluenza. «Questo Corona Pass è una cosa che non sta né in cielo né in terra. Ma sono convinto che cambierà nel giro di poco tempo, in tempi veloci, molto presto. Perché? Non funziona. Gli over 60 sono quasi tutti vaccinati, tengono a rispettare le regole, ma a tantissimi altri così passa la voglia e per noi è un danno. Certo nell’ultimo anno abbiamo passato di peggio, e noi siamo fortunati perché possiamo lavorare coi tavolini all’esterno, ma si pensi a chi non ce li ha. È ingiusto che uno lavori e tre no. Secondo me toglieranno questo pass, perché tanti piccoli si rivolteranno, perché così proprio non possono lavorare».

Jessica Olivetto, del Coffee Bean sempre di corso Libertà, racconta: «Siamo una caffetteria, la nostra clientela è tranquilla, si comportano bene. Sono contenti che si sia riaperto. Si siedono in quattro, un caffè, due chiacchiere. Dentro? Non entra nessuno, per ora abbiamo deciso di tenere chiuso. Noi siamo stati fortunati, penso ai locali senza tavolini fuori, poveretti».

Karwan Rasul Ali, de La Dolce Vita, sempre in corso Libertà, non ha peli sulla lingua, nonostante i tavoli fuori dal suo locale siano tutti occupati, soprattutto da ragazzi. «Questo pass... Adesso non è che la gente per bersi un caffè o una bibita va a farsi un tampone, e anche ci fosse gente che lo fa, tantissimi altri non vogliono sentirne parlare. Non hanno voglia di farlo, non dimentichiamo che è fastidioso, e poi, doverlo ripetere ogni due giorni è una follia... Secondo me non è una cosa che fa bene, a noi dei bar e dei ristoranti. O il pass serve per tutti o non va bene. Dovrebbero imporlo anche per i negozi, per i supermercati. Noi siamo stati chiusi quasi tre mesi, gli alimentari sono sempre stati aperti e ora solo noi abbiamo questa limitazione. L’unica, forse, sarebbe imporlo dappertutto, così la gente sarebbe costretta e sarebbero tutti a posto col pass. Se devi farlo altrimenti non entri al supermercato, allora lo fai e poi puoi anche fermarti al bar per un aperitivo. Comunque un fatto è certo: se non hai tavolini fuori adesso sei fregato».

Bledar Pici e Isuf Camema, de La Nuova Grotta del Corso, avrebbero spazio all’interno, pure al primo piano. Niente, non entra nessuno. «Tranne qualche anziano vaccinato o qualche studente che ha fatto il tampone a scuola, nessuno va a farsi un tampone per bersi una birra, non lo faremmo neanche noi. Molti vorrebbero entrare, specie dopo una certa ora. Fuori la sera fa ancora freddo. Ma non possiamo mica farli entrare, se non sono vaccinati o tamponati, altrimenti ci prendiamo la multa. Basta pensare a quattro amici, due hanno il pass gli altri due no, cosa fanno? Niente, non entrano, devono stare fuori».

Al Bar IV novembre, nell’omonima piazza, la moglie del titolare conferma: «Non entra nessuno, al massimo chiedono informazioni su come funziona, ma solo per farsi due chiacchiere. O chiedono se possono entrare per andare al bagno. Ovviamente, con la mascherina, glielo consentiamo. Sennò, tutti seduti fuori sotto gli ombrelloni. Il vero dramma è per chi non ha tavoli fuori, penso alle enoteche. Basti pensare allo storico Carpe Diem di viale Venezia, o a Divino di viale Druso davanti ai carabinieri». In questo caso, dentro 115 metri quadri, vuoti. Fuori, due tavolinetti su area di proprietà, ma si incassa poco niente. Il titolare è preoccupato, non se la sente di rilasciare interviste, gli scappa solo un «stanno uccidendo i piccoli; al supermercato, o nei centri commerciali, o sui bus Sasa, lì sì che c’è assembramento, non in una piccola enoteca».

Poco discosto, lo storico bar Firenze. Da ottobre, niente giochi scommesse e simili. Al mattino entra qualche pensionato vaccinato, «ma non è che si incassi facendo qualche caffè, è col dopolavoro, con gli aperitivi che si fa giornata», commenta il titolare, Enrico Gobbetti. Ma all’angolo viale Druso-via Firenze niente tavolini fuori. «Andava quasi meglio con l’asporto. Lo farei anche io: sceglierei un bar dove posso star seduto fuori, comodo. Non starei qui fuori, in piedi».













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