Il processo

Benno Neumair racconterà perché ha ucciso 

Ha accettato di essere interrogato davanti alla Corte. La deposizione fissata nell’udienza del 14 giugno. Spiegherà movente e rancori poi sfociati in odio. Sarà una ricostruzione determinante anche per valutare l’aggravante della premeditazione, almeno per l’omicidio della madre 


Mario Bertoldi


BOLZANO. Benno Neumair ha deciso di “giocarsi” tutto. Probabilmente consigliato dai suoi avvocati Flavio Moccia e Angelo Polo ha accettato di raccontare personalmente ai giudici della Corte d’assise la sua verità sul terribile dramma di via Castel Roncolo.

Gli avvocati hanno infatti annunciato alla Corte la piena disponibilità del giovane a ricostruire movente e fasi di esecuzione dell’omicidio dei genitori Peter Neumair e Laura Perselli.

I giudici gli hanno riservato un’intera giornata d’udienza, quella già programmata il 14 giugno prossimo.

Sarà una tappa decisiva del processo soprattutto per mettere a fuoco due punti cardine della vicenda: le condizioni psichiche del giovane pluriomicida (che in tutta questa terribile storia si è sempre dimostrato perfettamente lucido) e la possibile premeditazione di almeno uno dei due omicidi compiuti.

Ma sarà importante il racconto di Benno anche per ricostruire nel dettaglio la fase della soppressione dei cadaveri, il loro trasferimento dall’appartamento del duplice omicidio alla Volvo familiare parcheggiata come sempre nel cortile interno della villa di via Castel Roncolo 22, senza dimenticare i rapporti in famiglia ed in particolare con la sorella Madè che poche ore dopo la scomparsa dei genitori fece presente ai carabinieri il grande timore proprio sul fratello Benno.

Tra il resto ci sono aspetti che ancora oggi non sono stati chiariti con certezza. In particolare su quanto accadde il pomeriggio del 4 gennaio dello scorso anno quando il padre Peter rientrò a casa poco prima delle 15.30 dopo un giro in bicicletta in città.

La sorella Madè non crede a quanto raccontato da Benno nella sua confessione resa dopo il ritrovamento del cadavere della madre nel fiume Adige. Non crede in particolare alla tesi che fu un rimprovero molto severo del padre a far scattare la furia omicida del giovane insegnante.

«Papà era un uomo mite, un papà severo ma giusto - ha ricordato in aula Madè - Forse non era il papà giocherellone che Benno avrebbe voluto ma è sempre stata una persona pacata, affettuosa, che non alzava mai la voce ma era sempre attenta ad aiutarci come figli e Benno non è mai stato in tal senso un’eccezione».

Nei confronti dei genitori (ed in particolare del padre) Benno avrebbe invece covato un rancore sempre più intenso, sino a sfociare nell’odio. Sarà uno dei punti che l’imputato dovrà cercare di chiarire in occasione della sua deposizione davanti alla Corte. Dovrà cercare di essere molto preciso anche perché il suo racconto sino ad oggi non è stato sempre lineare e coerente.

In effetti in un primo tempo il pluri omicida collocò il presunto diverbio (che portò allo strangolamento del papà) nel primissimo pomeriggio, cioè poco dopo l’uscita di casa della madre che si recò a trovare la nonna. In seguito le fasi della prima aggressione e del primo omicidio sarebbero state spostate più avanti, a ridosso probabilmente delle 17, ora però in cui rientrò a casa la vicina che ha sempre sostenuto di non aver sentito assolutamente nulla.

Ci sarà poi da chiarire la questione dell’utilizzo dell’auto di famiglia la sera del duplice omicidio. Benno Neumair sapeva benissimo che i propri genitori non gli avrebbero mai permesso di utilizzare la Volvo per recarsi la sera del 4 gennaio dall’amica Martina Allegre domiciliata ad Ora. Il giorno precedente l’omicida reo confesso era stato costretto ad utilizzare un pullman di linea per raggiungere la donn, per poi rientrare a Bolzano a sera inoltrata.

Eppure la mattina del 4 gennaio lo stesso Benno annunciò all’amica che avrebbe chiesto ai propri genitori di poter usare l’auto per l’ulteriore visita prevista in serata. E’ difficile credere che Benno Neumair pensasse realmente di poter avere il permesso di utilizzare l’auto posto che i due genitori assassinati avevano addirittura nascosto le chiavi della vettura sotto il pavimento di cocco che caratterizzava la loro stanza da letto (entro la quale la notte si chiudevano a chiave per paura).

La chiave (probabilmente quella di riserva) era stata nascosta in maniera accurata proprio per evitare che Benno (che già aveva avuto un incidente stradale) potesse utilizzarla.













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