Bici sui treni, è caos: tre convogli soppressi

Alta tensione alla stazione di Brunico con i cicloturisti infuriati con il capotreno Sputi, spintoni e persino un collasso: necessario ripensare l’organizzazione


di Aldo De Pellegrin


BRUNICO. La val Pusteria, come l'intero Alto Adige, grazie ad un notevole impegno politico amministrativo, è stata abilmente trasformata in uno dei paradisi per i cicloturisti, che vi trovano ormai tracciati di ogni livello di difficoltà pronti a soddisfare tutte le esigenze, da quelle di una pedalata di poche ore a quelle di gite in bici di una o più giornate.

E per il ritorno alla base? Ci sono i mezzi pubblici, che soprattutto per quanto riguarda il treno, viene spesso pubblicizzato come il mezzo di rientro ideale, sia per l'uomo che per il suo cavallo d'acciaio ed anche i tanti accessori, tandem, cammellini e carrozzine comprese, che ormai fanno parte di ogni gita in bici per la famiglia. Succede però, come accade da qualche anno in agosto in val Pusteria, che spesso la domanda di trasporto superi la capacità dell'offerta, comunque alquanto limitata, messa in campo una volta da Trenitalia ed oggi dai convogli Sad, con le conseguenze che a volte degenerano. Come è successo sabato scorso alla stazione di Brunico, dove un violento acquazzone pomeridiano ha convinto una grande quantità di cicloturisti ad anticipare il rientro verso San Candido. Così, l'assalto contemporaneo al primo treno Sad in arrivo, si è trasformato ben presto in una caccia al posto diventata in un attimo del tutto incontrollabile per il personale viaggiante, fatto oggetto di spintoni, offese ed anche sputi, dai cicloturisti che avanzavano diritti assoluti solo per il fatto di aver pagato, in anticipo come peraltro è richiesto, il biglietto per sè e per la bicicletta.

La situazione, rapidamente degenerata, ha causato la soppressione per troppo ritardo di quel convoglio decisa da Verona, con l'inasprimeto della situazione in loco, che ha richiesto sia l'intervento dei carabinieri del Norm di Brunico come anche di una pattuglia dei vigili urbani della città. Anche i tutori dell'ordine non hanno però avuto vita facile e, mentre una signora è rimasta vittima di un collasso che ha richiesto l'intervento dell'ambulanza ed il trasporto in ospedale, ai carabinieri è rimasta da gestire una situazione spinosa e complicata, in cui l'intolleranza e la maleducazione di alcuni cicloturisti si è accavallata alle peraltro legittime rivendicazioni di altri che, pagato un biglietto per un servizio ampiamente pubblicizzato, se lo è visto negare per il sovraffollamento di un convoglio previsto per il trasporto massimo di una trentina di bici o poco più.

Prioritarie, risultano naturalmente anche le ragioni della sicurezza che devono essere garantite dal capotreno e che gli danno il diritto di negare l'accesso al convoglio a bici in soprannumero, ma in questo accumularsi di diritti e di pretese la situazione non si è sbrogliata, i ritardi si sono aggiunti ai ritardi, creando altre turbolenze e la soppressione di ben altri due convogli verso San Candido, prima che sia stato poccibile giungere a un compromesso e alla normalizzazione della situazione. Certo è che il periodico ripetersi di situazioni analoghe, impone una riflessione anche sull'efficacia delle soluzioni proposte.













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