Bimbi maltrattati, una madre conferma

Ieri ha deposto la donna che presentò denuncia per quanto sarebbe avvenuto nell’asilo di via Bari. Tensione in aula


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Due educatrici alla sbarra con l’accusa di maltrattamenti nei confronti di alcuni bambini che tra il 2009 ed il 2010 frequentavano l’asilo nido di via Bari gestito dalla cooperativa «La coccinella» di Bolzano. Sono una trentina i genitori che si sono costituiti parte civile. Chiedono giustizia e probabilmente anche un adeguato risarcimento per essere stati costretti, in alcuni casi, ad affidare i propri piccoli a medici specializzati per un recupero psicologico.

Ieri davanti al giudice monocratico Christine Erlicher il processo alle due operatrici (Barbara Infantino e Cristina Torboli, difese rispettivamente dagli avvocati Alessandro Tonon e Amanda Cheneri) è entrato nel vivo con la deposizione dei primi testimoni chiamati in aula dal pubblico ministero Donatella Marchesini. Oltre alle due educatrici è stata chiamata in causa (in qualità di responsabile civile) anche la cooperativa stessa (difesa dall’avvocatessa Paola Cozza) i cui soci rischiano di dover mettere mano al portafogli per i possibili risarcimenti. A parte la deposizione di servizio del maresciallo dei carabinieri Francesco Fabbroncino che curò una serie di accertamenti su delega della Procura, la testimonianza che ha fatto salire la tensione in aula è stata quella della madre che il 6 giugno di due anni fa decise di prendere carta e penna per segnalare ai carabinieri i suoi sospetti dei maltrattamenti cui sarebbe stato sottoposto il figlioletto di circa due anni.

Anche ieri in aula si è sempre parlato di sospetti. Nel processo mancano certezze, anche sotto il profilo probatorio. Lo ha sottolineato in almeno un paio di occasioni anche il pubblico ministero Donatella Marchesini: all’epoca non fu possibile procedere in termini più incisivi sotto il profilo probatorio perché quando la situazione venne segnalata ai carabinieri la cooperativa, con provvedimenti in auto tutela, aveva già disposto il trasferimento ad altra mansione delle due educatrici sotto accusa. Ecco perché agli atti non ci sono, ad esempio, filmati o immagini di telecamere spia che avrebbero potuto essere inserite nei locali dell’asilo per verificare in concreto il comportamento delle educatrici.

In realtà l’accusa si basa unicamente sui sospetti o convincimenti raggiunti da numerosi genitori a seguito dei comportamenti anomali, ma comuni, riscontrati su bambini che frequentavano l’asilo. Furono alcune chiacchierate tra genitori a generare i primi sospetti, sino a quando un gruppo di genitori decise di ritrovarsi ed inviare una lettera alla direzione della cooperativa segnalando la generale preoccupazione per i presunti trattamenti riservati ai piccoli. A denunciare tutto penalmente, però, fu solo la giovane mamma (che ha ammesso in aula il proprio stato di ex tossicodipendente attualmente in cura al Sert) che ieri ha deposto a lungo davanti al giudice. La donna ha raccontato di almeno quattro episodi in cui il figlioletto evidenziò improvvisi incubi notturni in cui nel sonno si dimenava, scalciando ed implorando di essere lasciato in pace perchè «non lo avrebbe fatto più». Ma la giovane mamma ha parlato anche di numerose ecchimosi riscontrate in più occasioni sulle gambe del figlioletto, della paura del piccolo a dormire con la coperta tirata sin sopra la testa, così come le maestre l’avrebbero costretto in assenza di una tenda che potesse limitare il chiarore che proveniva dall’esterno. Ci sarebbero stati episodi anche di «autolesionismo», con il bambino che un alcune occasioni si sarebbe colpito volontariamente in testa con un libro emulando quello quello che sarebbe avvenuto all’asilo quando veniva messo in castigo. La stessa madre, però, ha anche sottolineato che suo figlio si sarebbe sempre recato volentieri all’asilo e che era abituato a portare ogni giorno un fiore alle due maestre ora imputate. Il racconto della donna non ha evidenziato certezze ma ha solo confermato i pesanti sospetti, rafforzati dai comportamenti anomali comuni di altri bambini. «Fu l’assistente sociale - ha raccontato ieri la mamma - a consigliarmi di fare denuncia». Il processo è stato aggiornato al 6 novembre.

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