Bimbo di due anni ucciso in cantiere Assolto anche lo zio

Silandro, la corte d’appello cancella la condanna di un anno inflitta in primo grado. La Procura non ha impugnato


di Mario Bertoldi


SILANDRO. Per la tragedia di Covelano (frazione di Silandro) non c’è più alcun responsabile. La corte d’appello di Bolzano ha infatti cancellato la condanna ad un anno di reclusione per omicidio colposo di Johann Gurschler che il giudice Carlo Busato aveva ritenuto responsabile della morte di un nipotino di due anni e mezzo schiacciato da un mezzo meccanico al lavoro in un cantiere. Nello stesso procedimento vennero assolti altri tre indagati e cioè i responsabili del cantiere ove avvenne la tragedia. Si trattava di Klaus Mair (titolare della ditta di movimento terra impegnata nel cantiere), di Hermann Tumler, coordinatore della sicurezza dello stesso cantiere e di Günther Blaas, che si trovava alla guida della pachera. L'inchiesta della Procura portò in un primo tempo alla loro incriminazione per il fatto che l'area del cantiere avrebbe dovuta essere transennata e dunque interdetta all'ingresso di estranei. Come si ricorderà la tragedia avvenne verso le 9 del mattino del 30 settembre 2011 nel cantiere in posizione isolata che era stato aperto per lavori sulla strada comunale che sale verso le cave di marmo di Covelano. Quella mattina il bambino era stato affidato temporaneamente agli zii materni.

E proprio uno zio, Johann Gurschler, ebbe la malaugurata idea di recarsi con il piccolo nel cantiere stradale per verificare come proseguissero i lavori. Una pura curiosità pagata, purtroppo, con la tragedia. In primo grado il giudice condannò lo zio ed assolse i responsabili del cantiere oltre al pacherista che non sarebbe stato in grado di notare la presenza del piccolo. Ora, però, la corte d’appello (su istanza dell’avvocato Alberto Valenti) ha cancellato anche la condanna dello zio del bimbo ribaltando il giudizio soprattutto riguardo la posizione di garanzia dell’imputato quale affidatario del minore. Johann Gurschler aveva sempre dichiarato di aver lasciato il piccolo all’esterno dell’area del cantiere per evitare che corresse rischi, pensando di poterlo controllare «a vista». Una condotta che in primo grado il giudice Busato definì imprudente e conseguenza di negligenza. Diametralmente opposta la valutazione della Corte d’appello secondo la quale la tragedia fu causata dalle diverse omissioni commesse dai responsabili di cantiere in tema di sicurezza posto che l’area non fu stata adeguatamente delimitata e recintata per impedire l’ingresso agli estranei. La sentenza di assoluzione di Gurschler è diventata definitiva in quanto la Procura generale ha rinunciato all’impugnazione in Cassazione.

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