Bocciato il nuovo palazzone provinciale

I tecnici del Comune: l’edificio è troppo alto, non rispetta le distanze, deturpa il paesaggio. «Municipio ignorato»


di Davide Pasquali


BOLZANO. Il Comune boccia sonoramente il nuovo palazzone provinciale destinato ai 150 dipendenti della ripartizione personale e previsto in via Renon: esageratamente elevato, non rispettoso delle distanze di legge, nonché del contesto urbanistico, architettonico e pure paesaggistico.

I tecnici comunali hanno invitato la commissione urbanistica e di conseguenza il consiglio comunale a dare parere negativo alla variante al Puc introdotta d’ufficio dalla Provincia. Già pronta la delibera consiliare, che verrà discussa in commissione lunedì, per poi andare in consiglio. Ma il parere negativo dei tecnici è talmente circostanziato e inappellabile da rendere scontata la bocciatura.

Il sì condizionato. Nel febbraio 2009 il consiglio comunale di Bolzano aveva espresso un parere positivo alla variante urbanistica della Provincia, a condizione che il profilo altimetrico del nuovo palazzo fosse mantenuto in coerenza con quello degli edifici esistenti nel fronte strada e l’edificio mantenesse il medesimo linguaggio architettonico dei palazzi provinciali.

Del tutto disatteso. «Appare evidente - spiegano ora i tecnici municipali nel loro documento per la commissione - che il parere comunale viene completamente disatteso in materia di altezza». Infatti, l’altezza degli edifici limitrofi si pone mediamente circa a 19 metri, con i due picchi collocati sui palazzi provinciali di via Renon e piazza Stazione, di 21 metri, «quindi ben ampiamente al di sotto del valore proposto con la soluzione in oggetto, pari a 33 metri».

Il baricentro spostato. Questa scelta architettonica, sostengono i tecnici comunali, «sposta inevitabilmente il baricentro rappresentativo della via Renon sul nuovo edificio che andrebbe a sovrastare, per altezza e forma, anche la torre dell’orologio della stazione, ma, trattandosi di un imponente e compatto volume, andrebbe anche a danneggiare il cono ottico-visivo della pendice coltivata e tutelata di Santa Maddalena, producendo un significativo deterioramento paesaggistico».

Non in regola. Inoltre, si rileva che nelle zone pubbliche di interesse sovracomunale, come in questo caso, l’altezza massima prevista dal Puc bolzanino è comunque di 27,50 metri e non certo di 33. Pare inoltre ai tecnici «poco opportuno» il ricorso alle deroghe per tutti i parametri sulle distanze per la realizzazione di un edificio per uffici, pur se di interesse sovracomunale. «Di diversa rilevanza è il ricorso alla deroga per edifici destinati a musei, teatri ecc.».

Trasgressori. Del tutto trasgredito, si prosegue nel parere, «è il punto riguardante il cosiddetto linguaggio architettonico dei palazzi provinciali, che il consiglio comunale richiedeva al progetto». Da quanto si riscontra «nella brochure illustrativa riguardante il progetto vincitore del concorso internazionale, i materiali, la forma dell’edificio, l’imponenza, risultano tutt’altro da quanto esiste nel contesto».

Quasi 40 metri quadri a testa. I tecnici comunali si sono ovviamente affidati anche ai calcoli. E così, fra le altre, è uscito fuori che la densità edilizia è troppo elevata, ossia i metri cubi per metro quadro di superficie sono eccessivi. Un dato più significativo riguarda però i metri quadri per dipendente. L’edificio dovrebbe ospitare 150 dipendenti. Dividendo le superfici totali per il numero di persone, si evince che per ogni dipendente ci sarebbero a disposizione la bellezza di 37 metri quadrati. In pratica, un monolocale a testa.

Il solito metodo. Nulla di nuovo, ma è interessante leggere cosa scrivono i tecnici comunali in fondo alla proposta di delibera che esprimerà parere negativo: «Per ultimo, un riferimento al livello di approfondimento contenuto nella Valutazione ambientale strategica per la voce “partecipazione”, laddove l’istituto della partecipazione si è limitato ad una riunione informativa con il direttore della ripartizione pianificazione e sviluppo del territorio comunale». Tradotto, Comune ignorato.

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