Bolzano, 50 operai fanno causa all'Inpsper l'esposizione all'amianto

L'obiettivo è ottenere i benefici previdenziali di legge che consentono il prepensionamento



BOLZANO. Una cinquantina di lavoratori, gran parte delle Acciaierie, hanno promosso una causa collettiva contro l’Inps per ottenere il riconoscimento dell’esposizione all’amianto e, di conseguenza, i benefici previdenziali, che consistono in uno «sconto» di cinque anni di contribuzione ogni dieci lavorati.
In un primo momento il beneficio era previsto dalle normative fino al 1992, poi è stato esteso fino al 2003. In soldoni questo significa prepensionamento. Tutti gli operai si sono affidati ad Ezio Bonanni, avvocato di Latina con alle spalle una lunga esperienza (rappresenta alcune parti civili anche nel maxi-processo di Torino) e varie pubblicazioni a carattere giuridico sul tema dell’amianto.
Non è la prima volta che in Alto Adige i lavoratori si rivolgono al giudice del lavoro per vedere riconosciuto quello che ritengono un diritto, ma mai in passato era stata promossa una causa con questi numeri, destinati a salire nelle prossime settimane: il termine per chiedere il riconoscimento all’Inail è il 30 giugno prossimo.
A riaprire i termini del contenzioso è stata una sentenza del Tar del Lazio, in un ricorso partito dal Friuli Venezia Giulia, che ha annullato il provvedimento del 2008 con il quale il Ministero del lavoro aveva ristretto sul territorio nazionale ad appena 15 (dai 500 inizialmente previsti) i siti dov’era automatico il riconoscimento da parte dell’Inail dell’esposizione all’amianto.
In teoria anche in Alto Adige tutti i lavoratori che sono stati esposti all’amianto, anche in aziende già chiuse (la Magnesio, ad esempio), ora possono chiedere i benefici contributivi. Chi è già in pensione, invece, sulla carta potrebbe chiedere la rivalutazione del trattamento economico.
«La Provincia di Bolzano è all’avanguardia per quanto riguarda la tutela della salute sui luoghi di lavori, ma sul riconoscimento dei benefici previdenziali per l’esposizione all’amianto, è ancora all’età della pietra», è il secco commento dell’avvocato Ezio Bonanni. Bonanni è lo stesso che due anni fa ha fatto ricorso alla Corte europea per i diritti umani contro la Provincia autonoma di Bolzano, «colpevole» a suo dire di non aver ancora istituito il registro del mesotelioma, la forma tumorale più evidente (il cosiddetto tumore sentinella) provocata dal contatto con le fibre d’amianto: «Ufficiosamente le morti in Alto Adige per mesotelioma - dice ancora il legale - sono state fino ad oggi 70, 6 sono ex operai delle acciaierie: a mio avviso si tratta di numeri sottostimati».
Secondo Bonanni, la Provincia ha fatto poco o nulla per tutelare il diritto dei lavoratori ad ottenere i benefici previdenziali: «Province e regioni a statuto speciale avevano l’opportunità di fissare gli atti d’indirizzo già nel 1994, ma da allora non è stato fatto in concreto niente in Alto Adige». Una lettura condivisa dal sindacalista della Cgil Paolo Zeni, che da anni segue da vicino la questione: «Nel 1997 la Provincia ha inserito nelle categorie a rischio solo gli addetti alle bonifiche - commenta Zeni - dimenticandosi di tutti gli altri lavoratori. Da questo punto di vista, l’ente pubblico si è dimostrato sempre latitante».
La causa intentata dai 50 lavoratori potrebbe riaccendere i riflettori sull’amianto, responsabile in Italia - secondo gli esperti - di 3.000 decessi all’anno. (g.f.p.)

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