Bolzano «depotenzia» gli Schützen

Dal Pd a Seppi: «La città non si è lasciata provocare». La Svp: hanno sbagliato


Francesca Gonzato


BOLZANO. Gli Schützen sabato hanno marciato, Svp e Freiheitlichen sono rimasti a casa, la destra italiana non si è presa la briga di protestare e il resto della città ha trascorso la serata come meglio credeva. Sono passati meno di quattro anni dalla sfilata degli Schützen contro i monumenti fascisti dell'8 novembre 2008, ma la città e la politica hanno risposto in modo molto diverso a un corteo che è parso più dimesso del previsto e attestato su circa 2800 persone (6000 secondo gli organizzatori). Il riassunto più ironico arriva dalla capogruppo del Pd Franca Berti: «Se la sono cantata e suonata, e sono tornati a casa». Ulli Mair, Obfrau dei Freiheitlichen, rivendica la mancata partecipazione del proprio movimento: «Abbiamo un progetto politico diverso».Questi i commenti il giorno dopo. MEGLIO IGNORARE. Franca Berti sottolinea: «Gli Schützen rilanciano il Los von Rom: una operazione non solo sbagliata, ma anche antistorica e irrealizzabile. Bolzano ha reagito con maturità, vale a dire non prendendo sul serio la loro provocazione». Donato Seppi (Unitalia) si attribuisce parte del merito dell'assenza di contromanifestazioni o provocazioni al corteo degli Schützen: «Registrato lo smarcamento di buona parte della politica di lingua tedesca, sarebbe stato un nostro autogol andare per strada a protestare contro gli Schützen. Non c'è nulla di peggio che essere ignorati ed è quanto è accaduto sabato agli Schützen. Erano meno dell'altra volta e sono dovuti ricorrere ai trentini e ai veneti per fare numero. Ho ricevuto telefonate fino a sabato pomeriggio di persone che mi chiedevano consiglio. Ho detto a tutti: "State a casa". Solo il questore si immaginava saluti romani». PIU' AUTONOMIA. Soddisfatto Elmar Pichler Rolle, capogruppo provinciale della Svp: «Bolzano ha risposto bene. E' stato riconosciuto il diritto di tutti a esprimere le proprie idee, ma non mi sembra che ci sia stata una grande condivisione. Gli Schützen hanno scelto di tornare a manifestare contro lo Stato italiano in un momento molto difficile, tra l'impennata dell'Imu e gli attacchi all'autonomia. Noi speriamo che il governo si renda conto che si sta muovendo in modo troppo forte e che così avranno gioco più facile i radicali. Come Svp abbiamo scelto un'altra politica rispetto agli Schützen che chiedono l'autodeterminazione: noi parliamo di più autonomia in una Europa forte, per dare un futuro migliore a questa terra plurilingue». Gli Schützen già annunciano altre marce, se i politici sudtirolesi «dormiranno». Pichler Rolle replica: «Magari verrà anche a noi la voglia di contarci. Sarebbe bello che la nostra terra rispondesse alle sfilate di alpini e Schützen con una manifestazione piena di colori e gruppi diversi, in cui migliaia di persone difendessero l'autonomia». STATO LIBERO. I Freiheitlichen ricevono mail di protesta per la mancata partecipazione. Ulli Mair la prende con filosofia: «Non so se pagheremo elettoralmente questa scelta. Ma se qualcuno giudicherà anni di lavoro in base a tre ore di mancato corteo, faccia pure... Noi seguiamo il progetto dello Stato libero, che si può realizzare solo se gli italiani saranno d'accordo. Ci sono anche loro in Alto Adige, ignorarli non ha senso. E' questo l'errore degli Schützen. Hanno provato a correggersi in corsa con la lettera ai bolzanini di qualche giorno fa e con i cartelli in italiano, ma era troppo tardi e non credo che lo avrebbero fatto se noi non ci fossimo distanziati da loro». NON SI SCHERZA. Duro Alessandro Urzì (Fli), anche con i Freiheitlichen: «Gli Schützen hanno messo in scena una pagliacciata e la città ha reagito con totale indifferenza. Dico pagliacciata, ma non mi viene da ridere. Sono stanco di sentire parlare di autodeterminazione e Stato libero come se fossero temi qualsiasi e non un attacco alla Costituzione».

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