BOLZANO

Bolzano, ecco dove si superano i limiti dello smog

Oltrepassata la soglia degli ossidi di azoto nel capoluogo e lungo tutta l’A22. Preoccupano anche i dati sugli idrocarburi


di Massimiliano Bona


BOLZANO. «Sull'inquinamento non possiamo permetterci di abbassare la guardia. E sulle polveri sottili dobbiamo riuscire ad intercettare ciò che fa veramente male alla salute»: il monito è lanciato da Luca Verdi, direttore del laboratorio provinciale di chimica fisica, che ieri ha fatto il punto anche per quanto attiene gli sforamenti su tutto il territorio altoatesino.

Partiamo dagli ossidi di azoto: dove superiamo i limiti? Solo a Bolzano per la mancanza di una circonvallazione o lungo tutto il tratto dell'A22, dal Brennero a Salorno?

«Il limite a livello comunitario è di 40 microgrammi per metro cubo e in città ci attestiamo a quota 41 in via Claudia Augusta e a 40 in piazza Adriano. In Bassa Atesina, tra i meleti, arriviamo a 43 mentre tra Chiusa e Bressanone, poco lontano dall'A22, siamo a quota 60. Del resto il 75 per cento delle emissioni è legato proprio al traffico. Il passaggio dell'A22, in questo caso, è determinante. Dovrebbero essere prese in esame alcune misure d'intesa con il Governo e il Ministero competente».

Quanto aiuterebbe, ad esempio, abbassare il limite di velocità in autostrada a 100 chilometri all'ora?

«Potrebbe dare una grossa mano. Se osserviamo i diagrammi sulle emissioni dei motori delle auto scopriamo che aumentano dal 20 al 30 per cento proprio sopra i 100 chilometri orari. Poi è doverosa un'altra riflessione: dobbiamo capire quanti rispettano i limiti esistenti sull’Autobrennero (in particolare i 110 nel tratto della val d’Isarco ndr)».

Un altro dei parametri da tenere sotto controllo secondo l’Agenzia europea dell'ambiente (Aea) è l’ozono. Quanti sforamenti abbiamo registrato nel 2015?

«Siamo nell'ordine di una dozzina. E i picchi si registrano, spesso, dove non te lo aspetti. Quest'anno ha inciso molto la mancanza di precipitazioni. La soglia di informazione è di 180 microgrammi ed è stata superata a Renon, Laives, Cortina ma anche a Bolzano, sul tetto dell'Agenzia provinciale per l'ambiente in via Amba Alagi».

Ma per ridurre la concentrazione di ozono cosa si può fare?

«Localmente poco. La concentrazione di ozono è, infatti, il risultato di processi e decisioni sovraregionali e va gestita a livello transfrontaliero».

Sempre tra le polveri fini, un ulteriore problema - che porta a sforamenti continui - è costituito dall'uso non corretto delle stufe domestiche. È vero che queste ultime producono idrocarburi policiclici aromatici (Ipa) e quindi anche sostanze cancerogene?

«Sì, il valore guida è di 1 nanogrammo per metro cubo. E dalle ultime misurazioni risulta che nelle centraline di Laces, Merano, Brunico e Vipiteno questa soglia è stata sforata in più occasioni. A Bolzano siamo poco al di sotto di 1 nanogrammo, mentre il picco è in val Venosta con 3. Non è un mistero che il benzopirene sia cancerogeno. Nelle stufe domestiche bisogna bruciare solo legno naturale secco. Niente legna umida ma nemmeno carta con l'inchiostro. La produzione di Ipa (idrocarburi policiclici aromatici) è legata a filo doppio a combustioni non corrette. È uno dei pochi valori per i quali non si può dare la colpa al traffico. Può bastare un solo camino di un maso privato per produrre una coltre di fumo e superare i valori limite. Il fenomeno è più frequente in ambito rurale».

Ritiene giustificato l'allarme dei protezionisti?

«Si tratta di affermazioni in larga parte condivisibili, anche se il quadro generale dell’inquinamento negli ambienti urbani è cambiato molto negli ultimi anni. Alcuni inquinanti, come il piombo, oggi non ci sono più nell'aria. I valori degli ossidi di zolfo, ad esempio, sono pressoché azzerati. Dobbiamo invece prestare attenzione a micropolveri, ossidi di azoto e Ipa».

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