«Bolzano ha voglia di cambiare Questa volta ce la posso fare»

Parte dal 13% del primo turno: «Spagnolli ha stancato, ed io ho idee forti su sicurezza e sviluppo» La sua coalizione però non si è allargata: «Non è grave, mi rivolgo direttamente ai cittadini»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Alessandro Urzì fa dell’ottimismo una impronta digitale. «Beh, la scommessa l’abbiamo vinta. Siamo al ballottaggio, come avevamo pronosticato, e vinceremo contro Luigi Spagnolli». Ci crede veramente? «Se ne parla domenica notte». Urzì è arrivato al ballottaggio contro il sindaco ricandidato Luigi Spagnolli. Domenica è in programma la loro sfida a due. Urzì vi arriva dopo avere ottenuto il 12,74% al primo turno, contro il 41,58% di Spagnolli. Appoggiato da Alto Adige nel cuore, Forza Italia e Unitalia, per il ballottaggio non ha allargato la coalizione. Ieri si è aggiunto Giovanni Benussi, «ma non di CasaPound». Questa l’intervista a Urzì, ospite della redazione, con il direttore Alberto Faustini.

Il ballottaggio è questione diversa dal primo turno. Gli schemi politici saltano o pesano di meno, entrano in gioco aspetti emozionali, magari l’effetto simpatia. Ha sentito per un consiglio Alemanno, protagonista nel 2008 della clamorosa vittoria sul favorito Rutelli?

«Come ci muoviamo è tutta farina del nostro sacco, mio e della comunità che si è impegnata. Con il loro accordo, in questi giorni ho messo davanti Urzì rispetto ai partiti che mi sostengono, perché ora ciò che conta è parlare al cuore dei cittadini. È vero, la scelta al ballottaggio si gioca fuori dagli schemi rigidi del primo turno».

Qual è la sua strategia?

«Recuperare chi non ha votato al primo turno e anche chi ha votato Spagnolli. Incontro molti elettori di lingua tedesca che mi dicono “c’è voglia di voltare pagina”».

Il sindaco Spagnolli ha rifiutato ogni confronto a due con lei. Dice che non dialoga con un candidato finto, che corre avendo il paracadute del posto in consiglio provinciale.

«Rifiutare un confronto accampando varie scuse è quando di più disdicevole ci possa essere. Credo che si rivelerà un boomerang per Spagnolli, perché il suo rifiuto è noto, i media ne parlano. Forse viene rifiutato il confronto tra idee perché non si hanno idee. Peccato, avrei posto molto volentieri qualche domanda a Spagnolli».

È vero che lei ha il paracadute del consiglio provinciale e in caso di sconfitta non entrerà in consiglio comunale.

«La mia coalizione deciderà il giorno dopo il voto cosa è opportuno fare. Spagnolli si aggrappa a un pretesto evidente».

È una campagna elettorale di ballottaggio molto tranquilla. Non sono previsti big in arrivo, né del Pd né del centrodestra. Una scelta o vi hanno lasciato soli?

«È una scelta, la ritengo un segno di maturità. Si tratta di elezioni comunali, di una sfida tra me e Spagnolli, che va affrontata con spirito territoriale. Detto questo, i miei rapporti politici nazionali restano e comprendono persone oggi collocate in tutti i partiti di centrodestra».

Nei giorni scorsi lei ha avuto un colloquio con il vicesindaco Klaus Ladinser.

«Ho parlato con molte persone, tra cui Klaus. Tutti dicono la stessa cosa: ci vediamo il 25 maggio, quando il vincitore, tanto io quanto Spagnolli, dovrà fare i conti con il problema di costruire una maggioranza e assicurare un governo a Bolzano. La nostra filosofia è questa: dare stabilità e una impronta diversa alla città, che è cosa diversa dalle grandi coalizioni».

La situazione è complicata. Dal primo turno è uscito un consiglio comunale con diverse forti minoranze.

«Vero, ma volendo due schieramenti riconoscibili ci sono».

Quali?

«Da un lato Spagnolli può garantirsi una maggioranza aprendo agli ecosociali e confermando un centrosinistra tradizionale, dall’altro lato può esserci il fronte alternativo costituito da Alto Adige nel cuore, Forza Italia, Unitalia, le civiche di Duzzi e Gennaccaro, la Lega e la Svp».

Svp scontata dunque?

«Sarebbe eticamente scorretto pensare a una maggioranza senza la Svp».

C’è una terza ipotesi. Una maggioranza trasversale di centrosinistra e centrodestra. A Merano il Pd si è alleato con la civica di Zaccaria.

«Noi siamo alternativi al Pd. Difenderemo la nostra coerenza».

Potrebbe allearsi alla lista civica di Bonvicini?

«Se cambia il nome in Lista civica per Urzì, mette via i fischietti e decide prima del voto...».

Lei è stato silenzioso sulle parole di Andrea Bonazza di CasaPound, che entra in consiglio comunale dichiarando «sono fascista».

«Preferisco parlare di programmi e non dare pubblicità a chi la cerca. Sono addolorato per quelle parole. Il mio primo atto come commissario di An fu recarmi al muro del Lager di via Resia. Ho effettuato un viaggio doloroso nei campi di serminio per recuperare la pietà. Per me è una questione di visione culturale. Non abbiamo cercato né offerto alleanze a CasaPound».

Parliamo di temi. Il progetto Benko è uno dei temi della campagna elettorale.

«Se un imprenditore mette cento milioni di euro sul tavolo è quasi criminale rifiutare. È altrettanto chiaro per me che i processi di sviluppo della città debbano favorire l’interesse pubblico, che il Comune debba avere una visione chiara su viabilità, rapporto con il commercio di vicinato, verde, sede dove verranno pagate le tasse. L’impressione di molti è che il Comune negli ultimi anni si sia fatto dettare le tappe».

Firmerebbe l’accordo di programma su via Alto Adige come sindaco, lo voterebbe come consigliere comunale?

«Non farei nulla senza approfondita valutazione».

Qual è la sua visione sulla viabilità?

«Bolzano soffre per il traffico. Serve una grande progettazione a media e lunga scadenza: la galleria di Monte Tondo, il tunnel della Ss 12, il completamento dell’arginale con l’allacciamento a nord e gli svincoli a pettine. È chiaro che non si potrà più parlare di raddoppio dell’arginale, dopo la costruzione del ponte del Twenty. Ma se vogliamo governare veramente Bolzano, dobbiamo essere chiari e lo deve essere anche la Svp di Bolzano: si deve chiedere con forza la ricontrattazione dei criteri di finanziamento al Comune all’interno del Consorzio dei Comuni. È di questo che si deve parlare con Kompatscher, di recuperare il denaro tolto, altro che chiedere il suo sostegno con gli hashtag. Insisto sul tema della Svp di Bolzano: i 13 milioni tolti a Bolzano sono fondi sottratti ai servizi pubblici, che sono di tutti, italiani e tedeschi».

Il primo turno ha visto una impennata dell’astensionismo. Pensa che domenica aumenterà ancora?

«Pentecoste si farà sentire».

Al ballottaggio lei non è riuscito ad allargare i suoi alleati. Queste comunali potevano essere l’occasione per la ripartenza del centrodestra, magari con Urzì leader. Perché questa cosa non riesce?

«Poteva essere utile anche una scelta terza. Comunque ci si sta lavorando, anche in queste ore e magari gioverà la decisione del piccolo gruppo uscito da Fratelli d’Italia di consegnarsi al silenzio».

Lei oggi ha organizzato una conferenza stampa in tedesco dedicata ai media di lingua tedesca. La sua base non apprezzerà.

«Assolutamente no. Sono questioni superate da molti anni. Oggi la battaglia è per il bilinguismo, che fa rima con convivenza. E per volare più bassi, un buon sindaco dovrebbe anche liberare i cortili dalle auto e restituirli al gioco dei bambini».

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