Bolzano: in città più di duemila poveri

I bolzanini sotto il reddito minimo quasi raddoppiati rispetto a due anni fa


Mirco Marchiodi


BOLZANO. Esplode il numero di bolzanini che non raggiungono più il reddito minimo: sono ormai più di duemila. Non va meglio nel resto dell'Alto Adige, dove si aggiungono altri 2.611 "poveri" a cui la Provincia deve integrare il reddito per arrivare a raggiungere il minimo vitale. La spesa complessiva è praticamente raddoppiata nel corso di due anni: se nel 2008 per le prestazioni di assistenza economia per il reddito minimo di inserimento erano stati spesi 5,37 milioni di euro, nel 2010 la spesa ha sfiorato i 10 milioni. IL REDDITO MINIMO. Ogni anno la Provincia fissa il reddito minimo di inserimento che nel 2011 è fissato a 597 euro mensili per un single, a 781 euro per un nucleo di due persone e a 1.015 per un nucleo familiare di tre persone. Chi non raggiunge questo reddito minimo, ha diritto a un'integrazione: nel 2008, a livello provinciale, gli assistiti erano stati 3.202. Quell'anno per la Provincia la spesa era stata di 5,37 milioni. Poi l'impennata del 2009, con 4.156 assistiti e una spesa totale di 8,4 milioni. Nel 2010 - i dati sono freschissimi e risultano da una risposta dell'assessore provinciale alle politiche sociali Richard Theiner ad un'interrogazione presentata da Mauro Minniti - è continuato ad aumentare il numero di assistiti, ma ancora di più è cresciuta la spesa, che ha toccato quota 9,9 milioni di euro. Il direttore dell'ufficio provinciale distretti sociali Luca Critelli aveva già segnalato l'aumento: «Un incremento che va ricondotto in particolare alla crescita del numero dei disoccupati. Gli aiuti a chi perde lavoro hanno durata limitata e nel 2010 abbiamo registrato molti casi di persone che sono rimaste senza lavoro e quindi senza stipendio, ma anche senza sussidio, e che di conseguenza sono scesi sotto il minimo vitale». LE CITTÀ. Nella sua interrogazione, Minniti oltre ai dati provinciali ha chiesto quelli relativi a Bolzano, Merano, Laives e Bressanone. Il maggior numero di richiedenti si registra ovviamente nel capoluogo, dove nel 2010 per la prima volta è stato sfondato il tetto dei duemila assistiti. Nel 2008 viveva sotto il reddito minimo vitale "solo" 1.252 persone, salite poi a 1.719 nel 2009. Ora il nuovo aumento, che si riflette anche sulla spesa: se nel 2008 la Provincia aveva versato ai bolzanini 1,97 milioni e nel 2009 3,18 milioni, nel 2010 è stata abbondantemente superata quota quattro milioni. La spesa per gli assistiti residenti a Merano è salita a 1,73 milioni (era stata di 1,0 milioni nel 2008 e di 1,56 nel 2009), mentre a Bressanone è stata di 920 mila euro (450 mila nel 2008 e 701 mila nel 2009). A Laives gli assistiti sono saliti a 302 per una spesa che nel 2010 ha sfiorato il mezzo milione di euro (373 mila nel 2009). GLI STRANIERI. Aumentano gli assistiti in generale, ma cresce in maniera ancora più veloce il numero degli assistiti stranieri. In città di Bolzano, addirittura, nel 2010 la prestazione per il reddito minimo è stata concessa a 996 italiani e 1.025 stranieri (di questi, 925 erano extracomunitari). Agli italiani va comunque la maggior parte dei contributi: 2,39 milioni contro i poco meno di 1,8 milioni andati agli stranieri. Tra le altre città prese in considerazione dall'interrogazione di Minniti, la stessa situazione si registra anche a Laives: sui 221 di assistiti complessivi nel 2010, gli italiani erano stati 92 e gli stranieri 129, per la quasi totalità extracomunitari. A Laives, peraltro, già nel 2009 gli assistiti erano stati in gran parte stranieri: 92 contro i 74 italiani. Questo il rapporto a Merano e Bressanone: nella città del Passirio su 743 assisiti, quelli con cittadinanza italiana sono stati 434, mentre dei 309 stranieri, 257 erano extracomunitari. Nella città vescovile, invece, su 346 assistiti complessivi 180 avevano cittadinanza italiana, 144 erano extracomunitari e 22 erano stranieri con passaporto comunitario.

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