Bolzano: Ipes, è scontro su Stimpfl. Durnwalder lo difende, la commissione: si dimetta

Pd, Pdl, Verdi, Unitalia e Lega si scatenano: «Via subito». Durnwalder: «Non sono d'accordo»


Valeria Frangipane


BOLZANO. Il giorno dopo le durissime accuse della commissione d'inchiesta al direttore dell'Ipes Franz Stimpf - giudicato inadeguato - Pd, Pdl, Verdi, Unitalia e Lega si scatenano: «Via subito». Durnwalder: «Non sono d'accordo». Tommasini: «Non sta a me decidere». Andreas Pöder (Union) chiede le dimissioni dei vertici dell'Ipes in blocco: «Se ne deve andare Stimpfl, ma anche il presidente Albert Pürgstaller che da Pichler Rolle è stato aiutato non poco e tutto il cda». Lo stesso Pichler Rolle, che ha guidato i lavori, spiega che non è compito suo decidere se Stimpfl debba dimettersi: «Abbiamo fatto il nostro lavoro e presentato la relazione, adesso ne discuterà il consiglio». Anche l'assessore all'edilizia sociale Christian Tommasini sostiene di non dover decidere per quel che deve o non deve fare Stimpfl: «Credo abbia un contratto appena rinnovato, posso solo dire che la commissione ha lavorato in modo corretto e sereno». Roberto Bizzo (Pd) invece non ci sono dubbi: «La relazione è stata votata all'unanimità e dopo un giudizio del genere vanno tratte le debite conseguenze». Per Maurizio Vezzali (Pdl) «o Stimpfl se ne va o qualcuno lo deve mandare via. La sua posizione è imbarazzante. Non faceva i controlli, non sapeva cosa succedeva, che ci stava a fare?». Così Elena Artioli (Lega): «Non penso che possa far finta che non sia successo niente». Donato Seppi (Unitalia) ha sempre una parola sola: «Il pesce puzza dalla testa. Via subito sia il direttore che aveva una sua ragion d'essere quando a capo dell'Ipes c'era Rosa Franzelin che sapeva il fatto suo. E via anche Pürgstaller». Insomma lo scontro si accende mentre Luis Durnwalder stronca in più parti la relazione della commissione. Primo punto: Stimpf. «Non mi risulta - dice il presidente - che abbia compiuto abusi, né che sia indagato e non capisco perché dovrebbe andarsene. Se un portiere della Provincia ruba non credo che nessuno verrebbe a chiedere la mia testa. Se un militare ruba non vedo perché se ne dovrebbe andare il generale. E poi all'Ipes non potevano bandire concorsi anche per cambiare una lampadina. Penso che il direttore generale non possa e non debba pagare per la scorrettezza di alcuni dipendenti». Secondo punto: Pürgstaller. «La commissione chiede - riprende Durnwalder - che il futuro presidente sia a tempo pieno cosa: mi chiedo cosa farà tutto il giorno. Io stesso guido un numero altissimo di associazioni ed enti eppure riesco a fare tutto. E poi se non si vuole che il presidente dell'Ipes sia anche amministratore delegato e se sotto di lui c'è un direttore che deve eseguire gli ordini, vorrei che mi dicessero come passerà le sue lunghissime ore». Tommasini è d'accordo: «Il presidente non è un manager e non ha stipendio da manager. La sua posizione è più che altro rappresentativa e credo che sarà difficile trovare qualcuno di valido che non faccia altro tutto il giorno. Comunque Pürgstaller se ne andrà entro la fine dell'anno e siamo al lavoro per trovare il successore». Terzo punto: l'ex assessore Luigi Cigolla. «La commissione - riprende Durnwalder - stronca il suo operato e mi viene da sorridere. Non ditemi che tutte le colpe di quel che è successo sono attribuibili a lui. Povero Cigolla, ma cosa c'entra!». Tommasini non entra nel dettaglio «per una questione di stile» ma ammette come «l'unificazione di alcuni uffici, proposta dall'ex assessore, non abbia agevolato l'ente». Quindi la questione più calda, la valutazione politica. Secondo la relazione «l'esigenza di una riforma organizzativa era già emersa negli anni'90 ma né la dirigenza Ipes né la giunta provinciale hanno mai affrontato in modo organico il problema, limitandosi ad aggiustamenti parziali». Durnwalder non accetta l'attacco: «Quando non si sa chi colpire si spara sulla politica, tanto non si sbaglia mai. Ma se la giunta avesse chiesto più direttori per l'Ipes avremmo ascoltato gli alti lamenti di chi ci avrebbe accusato di sprecare soldi pubblici. Se al contrario avesse proposto tagli, sarebbero nati i comitati per salvare tizio e caio. La colpa non è della politica ma di chi non ha fatto il suo lavoro in maniera onesta». La colpa è di chi ha rubato.

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