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Bolzano: lotta agli sprechi, “Siticibo” salva 200 tonnellate di viveri in scadenza

Il progetto della fondazione Banco Alimentare ha recuperato nel solo 2014 cibi freschi per un valore di 1 milione di euro. Il 28 novembre la colletta alimentare nei supermercati della provincia


di Alessandro Bandinelli


BOLZANO. La giornata di Calogero Di Cara comincia presto a bordo del furgone refrigerato. Oggi c'è da andare a recuperare il pane da Hackhofer: quattro chili di invenduto con i semi di girasole fatto ieri, certo non caldo di forno, non più vendibile, ma ancora buonissimo e che, assieme ad altri alimenti che questa mattina raccoglierà, finiranno nel giro di poche ore nelle sporte di decine, centinaia di famiglie bisognose.

Da due anni Calogero è il coordinatore di Siticibo, un progetto della Fondazione del Banco Alimentare che si occupa di ritiro presso la grande distribuzione, industria, grossisti, panifici e mense, di cibi freschi e prossimi alla scadenza, come latticini, pasta fresca, insaccati, pane e molto altro e di redistribuirli gratuitamente attraverso una rete di oltre 150 associazioni, alle persone che ne hanno bisogno: «Ritiriamo cibi “prossimi alla scadenza” e non prodotti scaduti- ci tiene a sottolineare Calogero- noi non diamo cibo scaduto, donare gli scarti significa dire alle persone che sono degli scarti. Per noi l’importante non è tanto far fronte a un bisogno, quanto entrare in contatto con le persone, ridare loro dignità attraverso un contatto».

All'Iperspar la gerente ha già messo via i prodotti del banco frigo: «La gente cerca sempre il latte più fresco, lo yogurt con la scadenza più lontana possibile, succede dunque che gli alimenti prossimi alla scadenza vengano eliminati prima del termine. Questa strategia di mercato volta offrire al cliente sempre il prodotto il più fresco il più perfetto possibile (anche le scatole ammaccate, ma integre vengono donate), una volta comportava un enorme spreco di cibo e risorse, poi con la legge "del buon samaritano" varata nel 2003 che consente di donare il cibo alle onlus sono nate varie associazioni di recupero alimentare. Banco Alimentare è fra queste. Fondato nel 1989 da don Giussani, dal 2003 è presente in Trenino Alto Adige è una realtà oggi molto importante su cui contano ben 18 mila persone su tutto il territorio regionale. «Come banco alimentare facciamo da tramite tra donatori e associazioni, noi ci occupiamo di prelevare il cibo e di consegnarlo alle associazioni, e loro si occupano della redistribuzione, spesso invece sono le stesse associazioni, su nostra delega, a fare il ritiro».

Tra i partner, determinante è sicuramente il contributo di Aspiag, con gli oltre 50 i punti vendita (Despar) che aderiscono all’iniziativa. Prima questa era tutta merce che veniva buttata: «Con il banco alimentare la grande distribuzione ci guadagna due volte - dice Calogero - primo perché smaltiamo gratuitamente l'invenduto e poi perché rilasciamo una certificazione di presa in consegna grazie alla quale possono scaricare l'IVA. L'anno scorso abbiamo recuperato 200 tonnellate di cibo fresco per un valore commerciale di 1 milione di euro, quest'anno sarà di più». Ma Calogero ci tiene a sottolineare che il fine economico per queste aziende non è l’unico fattore: «È comunque una scelta etica quella sostenere il banco alimentare, un merito che va reso a tutti i nostri sostenitori, non è automatico, non tutte le grandi catene lo fanno».

Dare cibo alle persone non solo per venire incontro a un bisogno, ma per ridare dignità e offrire anche un contatto umano a chi si rivolge alle associazioni, non a caso il motto del Banco alimentare è “Condividere i bisogni per condividere il senso della vita”. Il furgone di Calogero alterna i ritiri alle consegne, bisogna fare presto perché i cibi vanno consumati il prima possibile. L’ultima tappa del nostro viaggio è all’associazione caritativa “Santo Stefano” in via Claudia Augusta, ci accoglie Giuseppe Lubian 76 anni, uno dei fondatori dell’associazione nata per far fronte alle crescenti richieste d’aiuto.

Qui gran parte delle buste sono già pronte per essere distribuite. Sono marcate dalla lettera A alla lettera D, a seconda del numero dei componenti del nucleo familiare: «L'ottanta percento delle persone che si rivolgono a noi sono famiglie straniere con un capo famiglia fuori dal mercato del lavoro. Spesso vengono da noi per la ricerca di un lavoro, solo in un secondo momento accettano un aiuto alimentare, da questo punto di vista tanti sono ancora gli italiani che non ce la fanno, che non ammettono di aver bisogno». L’ultima cosa che fa Calogero è preparare un pacco, questo lo consegna lui personalmente, è per un amico disoccupato che si vergogna «Sarà contento - dice- quando vedrà che oggi ci sono i tortellini».

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