Bolzano, mille alloggi per il cento medioSi potranno riscattare dopo 10 anni

L’obiettivo è quello di realizzare o reperire mille alloggi da affittare a canone agevolato alle tante famiglie che si trovano in condizioni di oggettiva difficoltà, pur senza avere i requisiti per l’edilizia sociale



BOLZANO. Politiche abitative in Alto Adige: come annuncia l’assessore provinciale Christian Tommasini, lunedì la giunta prenderà in esame il regolamento esecutivo per la realizzazione di mille nuovi alloggi per il ceto medio, parte da affittare tout-court a canone provinciale (superiore a quello sociale, ma inferiore al corrispettivo sul libero mercato) parte da affittare in base a contratti decennali, al termine dei quali l’affittuario potrà riscattare l’appartamento godendo di particolari agevolazioni. Insomma, una sorta di leasing immobiliare.
Ieri mattina a palazzo Widmann è stato presentato dalla Provincia uno studio Astat sugli sviluppi del settore abitativo dal 1918 al 2008, contenente interessanti ragionamenti sulle necessità abitative per il futuro. Come ha evidenziato l’Astat, commenta l’assessore competente Christian Tommasini, «negli ultimi decenni si è lavorato bene, ma non si è risolto tutto, perché negli ultimi anni sono emerse nuove realtà, che abbisognano di nuove soluzioni. Dovremo riorientare e integrare le politiche pubbliche, sia nel campo degli alloggi in affitto, sia di quelli da acquistare».
Secondo il vicepresidente della giunta provinciale, «ora come ora non sussiste più lo stato di emergenza, come poteva esistere vent’anni fa. L’edilizia sociale in Alto Adige ha fatto passi da gigante e ormai oltre il 70% della popolazione vive in una casa di proprietà. Epperò lo studio ha evidenziato, o meglio confermato, nuove necessità, specie riguardo al cosiddetto ceto medio: chi non può permettersi di acquistare o affittare sul mercato libero, ma non ha nemmeno diritto alle agevolazioni pubbliche. Coppie giovani, divorziati, single. Sono sempre di più e dobbiamo cercare di soddisfarne le necessità». Per risolvere questa problematica, «come giunta abbiamo pensato ad un sistema di social housing: mille nuovi alloggi da realizzare nei prossimi anni, non costruiti direttamente dalla Provincia, se non in piccola parte tramite l’Ipes, ma soprattutto da coop e privati. In parte verranno affittati a canone provinciale, più elevato di quello sociale ma meno del corrispettivo di mercato, in parte saranno affittati con contratti decennali, al termine dei quali il nucleo familiare in affitto potrà riscattare la sua abitazione». Si tratta, spiega l’assessore, di un modello già piuttosto diffuso a livello internazionale, che trova qualche ostacolo di tipo fiscale in Italia, ma che in Alto Adige sbarcherà a breve. «Lunedì - precisa - porterò il regolamento di attuazione in giunta, per decidere chi dove come e quando si realizzeranno i mille alloggi. Circa trecentotrenta verranno costruiti a Bolzano, il 70% nei centri con più di 10mila abitanti». La difficoltà, spiega oltre, oggi come oggi riguarda i nuovi nuclei familiari, in particolare le coppie giovani. «Molti potrebbero permettersi di acquistare, nel senso che potrebbero pagare il mutuo, ma non dispongono del capitale iniziale. Chi non ha mamma e papà che anticipano, purtroppo non ha altre chanche: rimane solo l’affitto (caro) sul mercato privato. Con la nostra proposta, gli alloggi verranno affittati con contratti decennali. Una quota dell’affitto pagato verrà accantonata; in più, la Provincia contribuirà con un finanziamento. Così, in dieci anni la coppia giovane potrà costruirsi il capitale iniziale e, al termine del contratto d’affitto, potrà riscattare l’immobile».
Rimane infine da trovare una soluzione per quanto riguarda la categoria dei nuovi cittadini. «Da più parti - conclude Tommasini - si sente ripetere che la mano pubblica dà troppo agli immigrati. Non è così: basta consultare la nuova legge sull’edilizia sociale approvata dalla Provincia nel 2008. Non sono stato io a volerla, dico solo che c’è e la si rispetta. Questo però non elimina la questione: la maggior parte degli stranieri arrivati in Alto Adige si sono perfettamente integrati, lavorano, ma sono una categoria debole. Non hanno alle spalle una famiglia che può aiutarli a comprar casa. In qualche modo si dovrà tenerne conto».

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