Tecnologie

Bolzano si specchia nel passato

Grazie a typescape Ar app, progetto curato da Letizia Bellini, docente alla Lub, sarà possibile viaggiare nel tempo con lo smartphone. «Ne emerge una Bolzano in cammino, ma che corre ancora in rischio, per la forte presenza turistica, di accentuare i suoi processi di gentrificazione»


Paolo Campostrini


BOLZANO. Uno gira per Bolzano e prova a immaginare come potesse essere la città quando non c'erano così tante auto, la gente camminava piano, le case erano piene di vita e vuote di air b&b; un luogo dove, quando si aveva bisogno di un calzolaio o di una sarta, li si trovava sotto i portici e ovunque. A proposito di Portici. Non sono sempre stati così. Erano un posto meno fitto di vetrine, illuminato malino, dove i negozi si alternavano ai magazzini e alle abitazioni private, con tanti campanelli sui portoni e pochi marchi sulle volte. Per dire che la Bolzano di un centinaio di anni fa - e senza andare troppo indietro - avrebbe riservato delle sorprese.

«Ma anche delle conferme - dice Letizia Bollini - come sentirsi ancora a casa anche se si ci potesse trasportare negli anni '20». E come mai? «Tante insegne sono rimaste». Oddio, proprio tante no, ma abbastanza. Abbastanza per far comprendere come i luoghi hanno spesso la capacità di conservare un'anima se la loro funzione resta importante e se esiste qualcuno in grado di saperla individuare e poterla mantenere. Ecco, il trasporto nel tempo. Difficile anche solo pensarlo. Eppure è possibile. Uno dei mezzi è sapere dove andare a cercare il software, vale a dire i contenuti da immettere, e l'hardware, cioè il mezzo attraverso il quale navigare altrove. E l'altrove in questo caso è lo spazio-tempo. Senza astronavi, basta un cellulare e un app. È il progetto che sta conducendo - e già arrivato a buon punto - Letizia Bellini, docente alla Lub, facoltà di design e esperta in pianificazione, design e tecnologia dell'architettura.

Si chiama "typescape Ar app", questa nuova opportunità che apre Bolzano alla realtà aumentata. La premessa è stata una lunga esplorazione dei luoghi, camminate lunghe e attente in centro, per adesso, con archiviazione di immagine, selezione degli spazi, individuazione e catalogazione di esercizi, bar, negozi, farmacie in cui si potessero rinvenire segni non cancellati dal tempo. E poi immissione di tutto questo nella tecnologia delle applicazioni, attraverso cui, una volta "puntato" il luogo con l'occhio della telecamera, potesse apparire come era, come è invece diventato e quanto del passato è riuscito a restare aggrappato al presente. Ecco il viaggio spazio-tempo che ora si può iniziare a condurre solo con in mano lo smartphone.

Letizia Bollini, è stato facile come potrebbe essere facile adesso?

Magari no. È un progresso complesso.

Iniziato come?

Studiando il paesaggio urbano. Questo dal vivo. Con indagini sul campo e camminate. Ma anche studiando la storia.

Una mappatura?

Sì, questa è stata la premessa.

E cosa ne è emerso?

Ad esempio i cambiamenti. I Portici non sono sempre stati luogo di luce e di vetrine. Fin oltre i primi decenni del Novecento rispecchiavano una città mercantile ma non certo turistica come adesso.

Che processo è avvenuto?

Oggi lo chiamiamo gentrificazione.

Vale a dire l'imborghesimento delle aree urbane, soprattutto centrali, prima appannaggio di classi sociali più semplici?

Più o meno così. Ma anche dell'immissione delle multinazionali nei luoghi del commercio. Le quali hanno in molti casi tolto identità agli esercizi. Rendendo il paesaggio urbano bolzanino in molti casi simile a quello di tante altre città con gli stessi marchi ricorrenti.

E dunque cosa si potrà vedere della vecchia Bolzano?

Le molte cose che invece sono rimaste identificabili.

Ad esempio?

Mi vengono in mente le due farmacie dei Portici. Ebbene, in quei casi sono individuabili le scritte sugli stipiti, le insegne, anche la stessa architettura interna dei luoghi. L'arredamento e lo spirito stesso delle vecchie farmacie.

In sostanza avete ricercato le vecchie insegne, la segnaletica urbana, in fondo la stessa grafica. Una archeografia?

È diventata una autentica disciplina. La grafica che incontra l'architettura e che dunque la contamina, la modifica.

Questa modificazione è ancora individuabile?

Si sono divisi i quadranti tra luoghi che hanno mantenuto quasi integralmente la loro immagine antica, quelli che ne hanno modificato una parte e altri che invece sono stati completamente modificati. Tra i primi due anche un cinema centrale, il Capitol, e poi Alexander della su porzione accessoria e più contenuta.

Una ricerca solo in centro?

Non solo. Per dire, proprio la parte di città oltre il Talvera, quella fascista o razionalista si è rivelata molto ricca di questi segni distintivi, di questa grafica in grado di identificare una architettura e di riproiettare la stessa storia di un luogo . Certo, nel centro storico, tra i Portici, via Streiter, dei Carrettai e alcune altre questa possibilità di compiere un viaggio nel tempo attraverso situazioni ancora intatte dall'inizio della loro presenza urbana restano tra le più interessanti.

Queste tre tipologie di strutture architettoniche e di luoghi, tra chi è rimasto uguale a se stesso, chi è cambiato solo in parte lasciando tracce e chi invece ha cancellato la sua parte storica, che immagine complessiva offrono della città?

Che è una Bolzano in cammino, naturalmente. Ma che corre ancora il rischio, proprio per la sua forte presenza turistica, di accentuare i suoi processi di gentrificazione.

Dunque di perdita non solo della memoria ma anche di una sua possibile identità ancora quasi intatta?

Se anche le città, soprattutto quelle che vogliono dotarsi di una caratterizzazione, possiedono una "brand identity" allora questa andrebbe salvaguardata.

Intende una sorta di identità aziendale?

Una marchio, certo. Che è fatto di paesaggio ma anche di luoghi, negozi, prodotti che si vendono in quei negozi. I Portici sono ancora una miniera a cielo aperto ma occorre fare attenzione a creare luoghi un po' troppo indifferenti al territorio di appartenenza.

C'è un progetto di riferimento al vostro?

Certo. Si chiama "Per-forming spaces, on designing phygital narratives within cultural". Il digitale che fa riscoprire la storia e la cultura. Al centro c'è l'intero ecosistema che ereditiamo dal passato. Un "urban safari" fatto di immagini e realtà. Aumentata e no.













Altre notizie

La città

La rinascita green della piazzetta Schgraffer a Bolzano è completata

L’assessora Chiara Rabini: «Il progetto prevedeva la creazione di un giardino con tavolini e alberi reinterpretato secondo la sua forma originale, tenendo conto di conservazione storica, flessibilità e adattamento climatico. Questo dare un luogo accogliente, verde e vivace alla comunità»

Attualità