il caso

Bolzano: telefonini in carcere, scatta subito il sequestro

Allarme sicurezza in via Dante dove i controlli nelle celle non sembrano adeguati. Il rischio è quello che - senza maggior rigore - possano entrare anche armi



BOLZANO. Allarme sicurezza nel carcere di via Dante a Bolzano. L’altro giorno nel corso di una perquisizione di controllo disposta in tutte le celle dal nuovo comandante degli agenti di polizia penitenziaria, Marco Santoro, sono stati scoperti due telefoni cellulari perfettamente funzionanti (con le batterie cariche e relativi carica-batteria) di cui i detenuti non avrebbero potuto essere in possesso. I due telefoni sono stati sequestrati ma l’episodio ha messo in rilievo un problema di sicurezza nella gestione del carcere di Bolzano.

Con troppa facilità, a quanto pare, si riesce a far entrare in cella oggetti non ammessi per le limitazioni imposte ad ogni detenuto e per motivi di sicurezza. In effetti così come in due occasioni è stato possibile far arrivare in cella un telefono cellulare (per comunicazioni clandestine con l’esterno) con altrettanta facilità qualcuno potrebbe pensare di far arrivare a qualche detenuto anche un’arma. Ecco perchè il rinvenimento dei due telefoni cellulari viene considerato «allarmante e grave» da Franco Fato del sindacato «Penitenziari della Uil».

Lo stesso sindacato di categoria, con un comunicato stampa a firma del segretario regionale Leonardo Angiulli, esprime soddisfazione per la nomina del nuovo comandante degli agenti di polizia penitenziaria ( in tutto una settantina) in servizio nella casa mandamentale di Bolzano.

In precedenza il comando degli agenti in servizio nel carcere di Bolzano era stato affidato ad un funzionario inviato in missione da Verona per tre giorni alla settimana. Avere finalmente un comandante in servizio permanente nel carcere di Bolzano è dunque salutato molto positivamente dalla «Uil penitenziari».

La vicenda dei telefoni cellulari scoperti all’interno delle celle pone comunque interrogativi sulla gestione dei controlli nel corso degli incontri dei detenuti con i propri familiari. «Noi non siamo in grado di accusare nessuno - dice Franco Fato - ma dobbiamo prendere atto che il sistema di controllo così come previsto dalle nuove disposizioni è molto limitato in quanto in un’unica stanza possono avvenire diversi incontri tra detenuti e familiari su tavolini singoli sparsi per la sala, tipo bar». Inosmma , tenere tutto sotto controllo è praticamente impossibile e la vicenda dei due telefonini (con relativo caricatore) ne è la dimostrazione più lampante.

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