Bolzano: troppi ricoveri, parte la riforma dei posti letto ospedalieri

I reparti sono sovraffollati. "La risposta _ dice il direttore del dipartimento sanità Florian Zerzer _ sta nella bozza di Riforma che punta a togliere i letti dai singoli reparti per creare due uniche macroaree suddivise tra pazienti chirurgici e pazienti dell’area medica"



BOLZANO. Troppi pazienti ricoverati in Medicina interna, Gastroenterologia, Chirurgia e Geriatria. Ma è un po’ tutto il San Maurizio a soffrire. Il direttore del Dipartimento sanità, Florian Zerzer, conosce il disagio e spiega che la strada per risolvere il problema non è affatto semplice ma almeno già segnata. «La risposta sta nella bozza di Riforma che punta a togliere i letti dai singoli reparti per creare due uniche macroaree suddivise tra pazienti chirurgici e pazienti dell’area medica».
 «Sì lo so che i medici chiedono risposte immediate ed hanno ragione a farlo - (risposte che i diretti interessati sperano di ricevere dal Comprensorio in tempi brevi) - ma qui dobbiamo ridisegnare e ripensare l’intero sistema ospedale. E non sarà affatto facile». Per Zerzer la ricetta sta tutta nella bozza di Riforma del sistema sanitario nostrano, firmata da Oswald Mayr, che la Commissione per il riordino clinico discute in queste settimane.
 «Dobbiamo andare a “scoperchiare” i reparti per renderli condivisi, dobbiamo “abbattere” i muri». In che senso? «Non temete, nessuna ruspa. I singoli reparti nel tempo perderanno i loro letti e la riorganizzazione dovrà creare due grandi aree una per pazienti chirurgici e l’altra per pazienti dell’area medica. Dobbiamo fare in modo che i malati vengano visti da più esperti. Dobbiamo razionalizzare e rendere più fluido e agile il sistema. Non esiste altra soluzione e sono convinto che questa sia una delle manovre più importanti che dovremo avere il coraggio di fare ma serve un cambiamento di mentalità anche da parte dei medici». Dottor Zerzer, quali saranno i tempi? «Purtroppo lunghi ma la direzione è questa». La Riforma del resto parla chiaro. «Gli storici confini di reparto tra i singoli ambiti specialistici - scrive Mayr - dovranno essere superati. Dovranno essere create delle unità funzionali a seconda dell’intensità dell’assistenza, i cui posti letto, a seconda della necessità, dovranno essere occupati da specialisti diversi. Il che significa che non saranno assegnati posti fissi ad un primariato - e questo è il punto su cui batte Zerser - ma dovrà essere organizzata una distribuzione dei posti letto in base al fabbisogno con confini di reparto “fuidi”. Potrà sempre succedere poi che nel caso di pazienti che necessitano dello stesso livello di assistenza possano passare dall’area chirurgica a quell’internistica e viceversa».
 Ma il punto non è solo questo. «Sì le due aree con i letti per pazienti chiurgici e “medici” sono necessarie - e questo è chiaro - ma l’obiettivo finale è quello di una lenta e continua riduzione dei posti letto che continuano ad essere troppi e che andranno ridotti».
 Solo pochi giorni fa nel corso di un convegno organizzato dall’Ordine dei medici è emerso - infatti - come l’Alto Adige vanti il tasso d’ospedalizzazione più alto d’Italia.
 «Sì lo so ma il Ministero ci ha confermato quello che abbiamo sempre saputo. Del resto quella dell’elevata ospedalizzazione è una battaglia durissima che si combatte rafforzando il Territorio ma c’è un ma». Cioè? «Non so se poi tenerla bassa sia proprio la soluzione migliore per il paziente. Certo dal convegno dell’altro giorno sono arrivate risposte importanti, ho sentito parlare dei grossi esperti che stanno già andando in questa direzione. Parlo di Gino Gumirato, attuale direttore amministrativo della Azienda sanitaria Roma 3. Di Alessandro Natali, primario di Gastroenterologo all’ospedale di Pistoia che ha presentato un avanzato progetto di ospedale strutturato per livelli di intensità di cura. Credo - conclude Zerzer - che potremo guardare a chi è più avanti di noi e forse beneficiare dell’esperienza altrui». Il presidente dell’Ordine dei medici - Michele Comberlato - ribadisce come per evitare il sovraccarico in ospedale debbano finire solo i casi acuti, altrimenti i reparti scoppiano. «Il problema è che tra la medicina di base e gli ospedali c’è il vuoto. E la conseguenza è il sovraffollamento di alcune Divisioni. Da anni diciamo che bisogna organizzare una rete di servizi sanitari extra ospedalieri, ma cambiare è difficile».













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