BRESSANONE

Bressanone, l'appello del re delle evasioni Max Leitner: "Nessuno ha pagato come me, rivoglio la libertà"

Da settembre è agli arresti domiciliari nella sua casa di Elvas ma la pena scade solo nel 2019.  L’ex rapinatore: "Fuggivo per sopravvivere, oggi sono malato"



BRESSANONE. «Nessuno, in Italia, ha pagato come me. Trent’anni, tra carcere, Opg (ospedale psichiatrico giudiziario ndr) e domiciliari, sono una follia. Mi sento vittima di una persecuzione e sono malato». Dal 23 settembre 2016 Max Leitner (58 anni) vive nel maso di famiglia ad Elvas - alle porte di Bressanone - dove deve scontare un residuo di pena che si esaurirà nel 2019. La sua carriera da criminale è iniziata negli anni Ottanta con una serie di rapine in Italia e Austria, dove nell’agosto del 1990 provò ad assaltare un veicolo portavalori che trasportava 90 milioni di scellini. Ma il suo conto con la giustizia è salato soprattutto per le cinque evasioni, sia in Austria che in Italia.
Ieri lo abbiamo incontrato all’ospedale di Bressanone. È un uomo provato. E con problemi di salute. «Sono aumentato da 80 a 120 chili».
Le dà fastidio essere considerato il «Vallanzasca altoatesino»?
«L’ho conosciuto in Sardegna e con me è sempre stato un signore ma non voglio giudicare la sua vita. Se io sono evaso cinque volte c’è sempre stato un motivo...».
Perché non è mai riuscito a resistere in carcere? Oggi sarebbe libero...
«È sempre stata una questione di sopravvivenza. Sono stato trasferito in decine di carceri, da Palermo a Torino, dalla Sardegna a Roma e Milano. Ma mi hanno rinchiuso illegittimamente in ospedali psichiatrici giudiziari. Ora sono in attesa della revisione di alcuni processi a mio carico».
Si considera un uomo malato?
«Ho problemi cardiaci e devo essere operato alla mano e al ginocchio sinistro. Nelle gambe ho ancora proiettili degli anni Novanta. Sono condannato a fare visite specialistiche tutta la vita».
Lei è ai domiciliari. Può uscire da solo?
«Sì, quattro ore al giorno. Ma non è abbastanza. Posso muovermi solo con i mezzi pubblici. Voglio ricominciare, da persona normale. Penso di averne tutto il diritto».
Non le piace essere controllato regolarmente dai carabinieri?
«Non è quello il problema. I carabinieri, con me, si sono sempre comportati bene».
Si è mai pentito dei reati commessi?
«Riconosco tutte le evasioni, ma mi hanno affibbiato colpi che non ho mai fatto. E comunque trent’anni sono davvero un’esagerazione: non ho mai fatto male a nessuno».
È per questo che ha mandato una lettera-appello ai giornali?
«Sì, sono convinto che qualcuno mi voglia boicottare. Anche la Tv di Stato (c’è una lettera di convocazione del 18 novembre scorso ndr) mi ha invitato per raccontare il mio calvario, poi hanno fatto saltare il programma...».
Quindi si è stancato di aspettare...
«Non ne posso più. Voglio tornare un uomo libero».
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