Caldaro, ore decisive per la fusione

L’assemblea dei soci delle due cooperative vinicole, in programma per oggi, potrebbe dare vita a un gigante da 500 ettari


di Angelo Carrillo


CALDARO. Potrebbe nascere questa sera la più grande cantina cooperativa dell’Alto Adige. Dopo il passo indietro dei vertici della cantina di Caldaro “Erste + Neue”, la strada verso la fusione con la Cantina di Caldaro sembra ormai spianata.

Il nuovo presidente in pectore (che verrà ratificato alla prossima assemblea generale) e che per ora ha assunto il ruolo di vicedirettore Walter Schullian al posto del dimissionario, il parlamentare Manfred Schullian, ha infatti un mandato preciso: quello di portare davvero finalmente a compimento l’agognata fusione tra le due grandi cantine cooperative del comune dell’Oltradige.

Un progetto, importante, rimandato per ragioni prevalentemente campanilistiche, ormai da 15 anni e che porterebbe alla nascita della più grande cantina cooperativistica altoatesina con una ragione sociale di oltre 500 ettari di superficie vitata. Il passo indietro del presidente Manfred Schullian è maturato nel corso dell’ultima assemblea dei soci e motivata con la ragione di non essere riuscito a portare a compimento alcuni progetti. Tra questi anche la costruzione della nuova sede della cantina che per ora è stata sospesa in attesa che si ratifichi la fusione. Nell’ambito del riassetto programmatico della cantina, anche il direttore nominato a settembre del 2014, Andrea Carpi, cesserà la sua funzione con il mese di febbraio

Carpi consulente commerciale, aveva il compito di rimettere in sesto il comparto vendite della cantina e, inizialmente, di portare a compimento la fusione tra le due realtà vitivinicole di Caldaro. Fusione saltata un anno fa per decisione dei soci della Cantina di Caldaro che la avevano bocciata per quattro voti. «Negli ultimi due mesi del mio mandato, realizzerò la fusione di cui ero stato incaricato all’inizio», afferma Carpi.

Dopo lo stop di un anno tutta l’ingarbugliata matassa verrà ripresa in mano con una roadmap serrata che partirà lunedì 7 gennaio con un’assemblea informativa alla quale parteciperanno i soci di entrambe le cooperative.

Poi il 12 sarà il turno dei soci della cooperativa Erste + Neue che dovranno dare il via alla fusione, quindi, il 15 toccherà ai soci della Cantina di Caldaro. Per decidere la fusione occorre una maggioranza di due terzi.

Molti sono coloro che sperano nell’ennesimo fallimento della fusione che, però, questa volta sembra davvero a portata di mano. Le due cantine di medio-piccole dimensioni possono contare sul 230 ettari di superficie vitata la Erste+Neue e di 280 ettari la Cantina di Caldaro. Insieme raggiungerebbero la notevole superficie di 510 ettari. «Quello che però interessa a me non è la grandezza che possiamo mettere insieme – ha spiegato l’Obmann in pectore Walter Schullian – ma la forza strategica».

Dal punto di vista delle strutture la fusione invece sarebbe semplicemente formale, in quanto le sedi delle due cantine distano appena poche decine di metri l’una dall’altra. Dal punto di vista economico la cantina di Caldaro ha una situazione florida grazie a cessioni degli anni passati. Più complessa la situazione della cantina Erste+Neue che registra qualche problema nella commercializzazione dei vini anche se negli ultimi anni ha dimostrato una notevole capacità di investire in qualità e ha ottenuto importanti premi e riconoscimenti grazie al lavoro del sul kellermeister Gerhard Sanin. Anche la cantina di Caldaro nell’ultimo anno ha fortemente rilanciato la propria immagine con una nuova linea di vini e di bottiglie e un nuovo enologo, Andrea Moser molto valido. Ora toccherà ai soci, tolti di mezzo tutti gli impedimenti pratici, ratificare una decisione attesa da tempo e che certamente porterebbe vantaggi non solo alle due cantine ma a tutto il comparto vitivinicolo cooperativistico altoatesino. Un settore che negli ultimi anni, tra fusioni e ristrutturazioni, ha cambiato completamente pelle e prospettiva. Anche a Caldaro.

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