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Cambiamenti climatici,  nuove sfide per i soccorritori 

Protezione civile. Il direttore Willigis Gallmetzer illustra le strategie per affrontare eventi meteorologici sempre più frequenti, violenti e devastanti: attente previsioni meteo, pianificazione del territorio opere di protezione, informazione tempestiva e nuovi investimenti


Paolo Tagliente


BOLZANO. Il gran caldo, poi le nubi nere e, all’improvviso, anche in pieno giorno, cala la notte. E nel giro di qualche minuto si scatena il finimondo: venti fortissimi che scoperchiano case e abbattono anche le piante più imponenti, pioggia e grandine che devastano frutteti e gonfiano torrenti e fiumi, portandoli spesso a disastrose esondazioni. Il tutto accompagnato da smottamenti, interruzioni di linee elettriche o rotture di acquedotti. Un tempo, questo tipo di nubifragio era raro, un evento isolato il cui racconto veniva tramandato di generazione in generazione. Ora non è più così: di nubifragi ce n’è uno alla settimana, soprattutto sull’arco alpino. E l’Alto Adige, come abbiamo visto, non fa eccezione.

Abbiamo chiesto a Willigis Gallmetzer, direttore del Centro funzionale provinciale dell’Agenzia della Protezione Civile, se e come il grande ed efficiente “apparato” che veglia sull’Alto Adige sia pronto a far fronte a questi mutamenti del clima e se esista un piano di adeguamento a questa nuova tipologia di eventi.

Qual è la situazione attuale?

«Sulla carta, non c’è ancora una strategia dedicata all’adattamento ai cambiamenti climatici. Perché è abbastanza difficile pianificare un tipo di reazione su qualcosa che non possiamo prevedere. Attualmente, puntiamo soprattutto sul potenziamento degli strumenti che già abbiamo e sto parlando di strumenti di previsione, e le previsioni compiute dall’Ufficio meteorologia e Prevenzione valanghe si sono rivelate esatte, degli strumenti per allertare sia la popolazione che le forze d’intervento, per dare notizia di cosa sta per accadere e per dare consigli su come affrontare la situazione. Dopo l’evento, invece, possiamo contare su vigili del fuoco, su Croce bianca, su Soccorso Alpino, sui Comuni e sui Bacini montani, preparati ad affrontare un certo tipo di situazione e formati su come intervenire. Certo, se dovesse avvenire ciò che è accaduto in Germania, qualche settimana fa, occorre muoversi in maniera diversa, valutando se ci sono spazi per agire o se è meglio mettersi in sicurezza e pensare all’incolumità delle persone.

Più che in passato, quindi, occorre essere pronti a rapide analisi e cambi di strategie, insomma.

Oltre a questo, c’è il fronte della prevenzione basato principalmente su strumenti di pianificazione, con i piani delle zone di pericolo e i piani di protezione civile comunale. E poi c’è la prevenzione strutturale con la realizzazione di opere di protezione. Questi sono i fronti su cui ci muoviamo e su cui occorre fare degli investimenti. Sappiamo da tempo che quello dei cambiamenti climatici è un tema che dev’essere approfondito. Lo faremo anche alla Civil Protect 2021, in programma dal 17 al 19 settembre prossimi alla Fiera di Bolzano, e il momento di apertura sarà dedicato proprio a questo tema, scelto già da mesi.

L’analisi costante dell’evoluzione della situazione può aiutare nelle previsioni?

Una cosa è analizzare i dati di ciò che accade, e stiamo raccogliendo una vasta documentazione su tutti gli eventi, così da sapere cos’è accaduto, dov’è accaduto, in quale forma e con quale intensità, ma quello è uno sguardo al passato, seppur recente. Ciò che serve a noi e uno sguardo sul futuro e investire risorse su come gestire situazioni inattese. Attualmente stiamo monitorando i corsi d’acqua, ma se piovesse come ha piovuto in Germania, un evento straordinario con precipitazioni tre volte superiori a quelle registrare a Fleres, il problema non sarebbe solo di una valle, ma di un territorio molto molto più vasto. Occorre pensare oltre quello che c’è scritto sui manuali, insomma, e l’obiettivo principale è diventare il più “resilienti” possibile.

Anche l’informazione ha una parte importante, giusto?

Fondamentale. Giornali, radio e televisioni sono importantissime. Senza l’informazione alla popolazione che deve essere consapevole della situazione, di ciò che può accadere, ed essere avvisata sui comportamenti da tenere, sarebbe tutto inutile. Si tratta della creazione di una cultura, di un percorso su cui investire molto, anche in risorse umane.













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