Cantieri infiniti, coro di no alle sanzioni

Repetto: «Così si spara nel mucchio». Podini: «Il Comune deve semplificare, non complicare». Gostner: «Finirò la villa»


di Paolo Campostrini


BOLZANO. Da una parte c'è il Comune: «Troppi cantieri incompiuti, scheletri di case a rovinarci la vista. E sanzioni troppo blande per chi li lascia così», ha detto l’assessore Chiara Pasquali. Dall'altra ci sono loro, i costruttori. I colpevoli. «Colpevoli di che? C'è una legge, noi la rispettiamo», risponde Antonio Dalle Nogare. Ma è proprio la legge provinciale che l'assessora vuole cambiare: a chi non completa le facciate via la licenza. E multe. In progressione. Esempi? La casa in costruzione sul Guncina. Pareva che pensasse, plasticamente, proprio a quel cantiere aperto l'assessora. E a Josef Gostner, il proprietario. Che invece ora, dopo tanti silenzi, finalmente replica: «La signora fa bene a procedere nel suo lavoro. Se la sua proposta di legge è corretta passerà. Se ci saranno dei dubbi no. Auguri. Io dico solo una cosa: che il cantiere sul Guncina lo chiudo entro l'anno. Pochi mesi e la casa sarà finita. Io l'avrei fatto prima ma non mi arrivava mai il permesso per procedere. Ora l'autorizzazione è arrivata. Non sarò più un problema. Se mai lo sono stato...».

Ma i problemi sono altri. La crisi, ad esempio. E i fallimenti a catena in un intero settore. Centinaia ogni anno. È qui che le imprese fanno muro di fronte aduna revisione normativa senza se e senza ma.

«Detta così, la proposta è a testa bassa. Come picchiare e basta. C'è la crisi, è questa la ragione di tanti cantieri fermi. E la legge provinciale, quella in vigore, non fa altro che darci un poco di respiro», dice Roberto Tarascio. Che aggiunge: «Non c'è imprenditore che sia felice quando ci si ferma. Per il costruttore è la peggiore pubblicità possibile. Non c'è dolo. Perchè colpire ancora?».

E Vittorio Repetto, presidente del collegio costruttori e membro di Assoimprenditori : «In teoria Chiara Pasquali ha ragione. Nella pratica significa colpire nel mucchio. Non distinguere caso da caso, non prevedere situazioni intermedie. Se si vuole sanzionare il fallimento di un settore già senza ossigeno, questa è la strada giusta».

Poi c'è Giovanni Podini. Che distingue: «Se una casa resta sfitta c'è di mezzo lo stato di diritto. Un privato non può essere costretto a fare quello che desidera il pubblico. Poi c'è l'aspetto paesaggistico. E qui l'assessora dice bene. Serve più decoro. Ma con buon senso. Quello del padre di famiglia. E , poi, la proposta comunale manca l'obiettivo...».

Che sarebbe? «Oggi il Comune deve semplificare, non complicare. Bisogna disboscare le norme, non farne crescere di nuove. Che si fa: ancora sanzioni, scadenze, cavilli? Bene. Ma allora togliamone altre, facciamo chiarezza e diamo certezze».

Perchè è la semplificazione quello che chiedono le imprese. «Faccio un esempio - aggiunge Podini- che ci è molto vicino. In Austria per avere una licenza bastano pochi mesi e l'autocertificazione. Architetto e costruttore si impegnano a fare tutto secondo la legge. E si parte. Punto. Se poi si frodano le norme l'architetto viene radiato e l'imprenditore paga. Da noi? Anni di attesa e decine di commissioni. E alla fine nessuna certezza che il progetto sia concluso». Come in via Museo. Sulla correttezza degli obiettivi dell'assessora ma, anche, sulla sproporzione normativa molti concordano. Sì alla tutela paesaggistica ma più elasticità e articolazioni sanzionatorie. Su questo insiste anche Kurt Baumgartner. Che dice: «Le multe sono dure. Ma è brutto anche vedere tante case non finite in giro per la città. Io sostengo una cosa: meglio stare fermi. Meglio non partire se le condizioni economiche lasciano margini di incertezza. Ma se si avvia il cantiere sarebbe corretto farlo entro un arco di tempo definito». Il confronto è soltanto iniziato.

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