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Caramaschi: «Bolzano non può farsi carico di tutti i senzatetto» 

Incontro fra il sindaco e il governatore Kompatscher sulla distribuzione in particolare di coloro che si vedono respingere le domande di asilo. La proposta: duplice penalizzazione sulla pro capite per i Comuni che non danno ospitalità



BOLZANO. «Bolzano non può farsi carico anche di tutti coloro ai quali viene respinta la domanda di asilo. Tocca ad ogni singolo Comune o Comunità comprensoriale garantire l’accoglienza. Chi non lo farà deve essere penalizzato a livello di pro capito. Ritengo che quella finanziaria sia la leva giusta per convincere coloro che non vogliono neppure sentire parlare di accoglienza». Questo il concetto ribadito dal sindaco Renzo Caramaschi, nell’incontro avuto l’altro giorno con il presidente Arno Kompatscher al quale hanno partecipato anche l’assessora provinciale Waltraud Deeg e l’assessore comunale Juri Andriollo

Secondo le cifre fornite dal Comune, a Bolzano nelle strutture ci sono circa 550 persone: sono richiedenti asilo, ma anche uomini e donne che si sono visti respingere la domanda e dovrebbero lasciare il territorio nazionale; a questi si aggiunge un altro centinaio di persone che vive in strada, per scelta o perché non ha neppure i requisiti minimi per entrate in una struttura.

Per il capitolo disagio grave, in cui rientrano queste persone, l’Assb spende il 4,5% del bilancio, ovvero circa 4,5 milioni all’anno. Una cifra importante finanziata in parte dalla Provincia e in parte dal Comune. 

Nel corso dell’ultimo anno e mezzo i costi sono lievitati a causa dell’emergenza Covid che ha costretto Comune e Provincia ad aumentare l’ospitalità sia diurna che notturno per evitare il diffondersi del virus.

Adesso, a preoccupare il sindaco è il problema dei richiedenti asilo che, a distanza in media di un anno e mezzo dalla domanda, si vedono respingere la richiesta.

«Perdono immediatamente - dice Caramaschi - il diritto a restare all’interno delle strutture di accoglienza che si trovano a Bolzano e, seppur in maniera minore, anche in periferia. E cosa succede a quel punto? Anche quelli che erano alloggiati in altri centri, arrivano da noi ovviamente. A questo punto ci sono due possibilità: o finiscono a dormire ai giardini o lungo le rive di Talvera e Isarco; oppure diamo loro ospitalità in una delle nostre strutture. Io opto per la seconda soluzione, ma non possiamo essere noi a farci carico di tutti i problemi di accoglienza. Tocca anche agli altri Comuni e alle Comunità comprensoriali, fare la propria parte». 

In realtà chi si vede rifiutare la domanda di asilo, dovrebbe lasciare il territorio nazionale; non è così. «È inutile - dice il sindaco - nascondersi dietro un dito. La verità è che le espulsioni, nella stragrande maggioranza dei casi, rimangono sulla carta e noi ci troviamo di fatto a dover dare in qualche modo ospitalità a queste persone, per evitare che bivacchino per strada. Con le conseguenze che ciò può avere dal punto di vista della sicurezza oltre sul piano sanitario in tempi di Covid». 

Ma chi si fa carico dell’accoglienza e delle spese? Il sindaco, nell’incontro con Kompastcher e l’assessora Deeg, è tornato alla carica con una vecchia proposta. Più volte annunciata e mai concretizzata. «Va calcolato un certo numero di posti letto da destinare ai senzatetto in rapporto alla popolazione della comunità comprensoriale. Chi, come è già capitato, dovesse rifiutarsi, si vedrà penalizzato con una decurtazione della quota pro capite che a mio avviso dovrebbe variare da un minimo di 30 ad un massimo di 39 euro al giorno a persona. Ma siccome potrebbe non essere sufficiente, ho suggerito - per essere più convincenti - di aggiungere un’ulteriore penalizzazione del 2% sulla pro capite». 

L’iter per arrivare all’adozione di una misura di questo tipo - ammesso che si voglia davvero percorrere questa strada - è ancora lungo. Tocca dunque ancora al Comune - attraverso l’Assb - dare una risposta a chi arriva qui in cerca di un futuro e si vede respingere la domanda di asilo, perché secondo la commissione esaminatrice, non ci sono i presupposti. «Il problema - precisa Caramaschi - non è solo dare un letto e un piatto caldo a queste persone - che comunque ha un costo non indifferente - ma cercare di integrarle. Operazione molto più facile in un contesto piccolo come può essere quello di un paese». A.M.













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