IL PROCESSO

Caritas, operatore patteggia 22 mesi 

Al centro del processo i soldi (5.350 euro) sottratti ad una paziente di «Casa Emmaus». Altro caso per medicinali spariti


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Uno dei due operatori della Caritas coinvolti nei gravi episodi contestati nella gestione di «Casa Emmaus» di via Pietralba a Laives, ha chiesto e ottenuto di chiudere la pendenza giudiziaria con un patteggiamento per peculato. A ritenere conveniente, sotto il profilo penale, evitare un pubblico dibattimento concordando una condanna con la pubblica accusa è stato l’operatore principale inquisito.

L’uomo ha patteggiato un anno e dieci mesi di reclusione (con sospensione condizionale della pena) per peculato aggravato. Si tratta del responsabile della struttura di assistenza e cura per malati di Aids. Era stata la stessa Caritas a segnalarlo alla magistratura dopo aver scoperto che l’operatore (che aveva la disponibilità della carta bancomat di una delle pazienti) aveva approfittato della situazione per effettuare prelevamenti ad uso personale.

Una brutta storia che ha visto la Caritas, è bene sottolinearlo, in posizione di parte lesa. La somma prelevata indebitamente e sottratta alla paziente non è da capogiro: in tutto 5350 euro (in parte restituiti). Resta però, ovviamente, tutta la gravità della vicenda con un responsabile della struttura provinciale di assistenza pronto a colpire economicamente una persona già in gravissime difficoltà per una pesante condizione di salute. L’operatore, responsabile della struttura, se l’è cavata con un patteggiamento sotto il profilo penale ma la Caritas, ovviamente, lo ha già rimosso.

Il secondo operatore coinvolto nel processo ha invece deciso di affrontare il giudizio con rito abbreviato, condizionato all’audizione di un paio di testimoni chiamati a deporre dalla difesa. Il processo è stato aggiornato al mese prossimo anche perchè il giudice Emilio Schönsberg ha accolto una specifica richiesta della Procura. Verrà infatti convocato anche un teste d’accusa che dovrebbe rivelare come i medicinali venivano e vengono gestiti all’interno della struttura.

Il secondo operatore Caritas finito davanti al giudice è infatti accusato di peculato in relazione alla presunta sottrazione di diversi medicinali che potrebbero essere stati venduti a prezzo scontato a possibili acquirenti privati.

Gli avvocati difensori Andreas Tscholl ed Elena Valenti non hanno consigliato al proprio assistito il patteggiamento in quanto gli elementi d’accusa - in questo caso - non sarebbero schiaccianti. I due legali hanno dunque individuato una precisa linea difensiva che hanno deciso di percorrere con la garanzia della riduzione di un terzo della pena in caso di condanna. Come detto a segnalare alla magistratura gli episodi sospetti era stata la stessa Caritas che periodicamente effettua controlli approfonditi a livello amministrativo.

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