Caro Kompatscher, da Vespa ha sbagliato lei e le spiego perché

Un esperto di comunicazione analizza l’intervento del governatore a “Porta a Porta” e boccia Arno: dal look alla mancanza di pathos


di Giuseppe Musmarra


In politica, così come in generale nella vita, a grandi linee esistono due categorie di persone: coloro che si assumono le responsabilità, almeno parziali, degli errori commessi e quelli (purtroppo numerosi) che comunque diranno che la colpa è degli altri, anche contro ogni evidenza. L'impostazione della puntata di Porta a Porta condotta da Vespa era certo piuttosto di attacco e di critica, probabilmente verso il concetto stesso di autonomia. Così come però risultano di attacco numerosi talk show che vanno in onda tutte le sere.

Al di là delle critiche a Vespa, che naturalmente il presidente è libero di sviluppare, Kompatscher ha commesso tre errori particolarmente gravi. Partiamo da un principio basilare: la comunicazione politica è dapprima - istintivamente - apparenza e percezione. Soltanto dopo, nello spettatore, subentra la logica. Ma quando la logica arriva, l'emozione ha già fatto il suo lavoro, e ha un effetto devastante perché resta fissa in testa. Dunque, che impressione ha dato Kompatscher? Direi alquanto scadente, e per tre motivi diversi

1) Quando decidi di andare in un'arena, scegliere di farlo è comunque un atto di coraggio. Che la trasmissione si sarebbe rivelata difficile era scontato, visto il tema. Dunque il Presidente ha avuto coraggio. Però mai, assolutamente mai, in condizioni di difesa, o comunque di confronto serrato, accettare il collegamento televisivo esterno, perché è come giocare in trasferta.

I tempi dello studio, il pubblico "romano" e perciò ostile direi antropologicamente a ogni autonomia sin dai tempi millenari dell'Impero, le risatine in sala, sono tutte cose che Kompatscher avrebbe in gran parte evitato con una presenza fisica a Roma, dove il suo coraggio avrebbe tra l'altro ottenuto maggiore risalto scenico. Se poi aggiungiamo qualche difficoltà con l'italiano che i tempi televisivi accentuano, il senso di distanza creato dal collegamento esterno è parso ancora più accentuato.

2) Un look e un portamento che definirei tragici. I suoi indumenti hanno scandagliato tutte le tonalità del grigio disegnando i colori di un topolino triste, lo sguardo cereo, il pallore, l'incertezza. Vederlo poi afferrare per il tappo la bottigliona dell'acqua minerale per giunta - orrore - di plastica, ha ingenerato un senso di tristezza che supera di gran lunga l'immagine della birra di Bersani. Ecco, non sarebbe male se Kompatscher mettesse qualche colore nella sua persona. Esiste l'arcobaleno, presidente: noi tutti abbiamo bisogno di colori, nella percezione della nostra vita e di quelle altrui. Se vuole espandersi al di là dei bellissimi masi, oltre questa terra meravigliosa, butti il monocolore grigio e il bottiglione dell'acqua per carità. Non se ne pentirà.

3) Le tesi sostenute erano logiche, un perfetto elenchino da ragioniere farfugliato e appena distinguibile all'udito. Ma gli ascoltatori hanno bisogno di essere sedotti. Un po' di poesia, qualche immagine forte, un po' di grinta, dire a muso duro, chiaramente, che l'autonomia l'ha avuta anche la Sicilia ma che loro i soldi li buttano e voi (noi) no, ecco cose del genere. Invece una noia tale che al confronto un convegno in ungherese sulla cultura indoeuropea avrebbe avuto maggiore appeal.

Lei però può sempre dire che è tutta colpa di Vespa, può fare l'offeso, può sostenere che quei cattivoni romani le hanno teso un agguato. Veda, nelle esperienze della vita è molto facile cedere alla tentazione di definirsi delusi, presidente: più difficile ammettere d'essere stati deludenti.













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