Casanova, via al cantiere: trenta alloggi per anziani 

Cinque milioni di euro. Verranno realizzati anche ambulatorio medico e centro giovanile Appartamenti per singoli o coppie, predisposti per accogliere una badante in caso di bisogno


Davide Pasquali


Bolzano. A maggio si è deviata la ciclabile, dotandola di nuova illuminazione a led, e si è completamente transennata l’area di cantiere per ridurre al minimo i disagi per il resto del quartiere, specie verso il nuovo asilo nido-scuola materna. Questa settimana si è avviato lo scavo per poter poi gettare le fondazioni. Stiamo parlando dell’ultimo lotto pubblico ancora inedificato a Casanova, dove il Comune realizzerà una palazzina di sette piani, cinque dei quali fuoriterra: trenta alloggi protetti per anziani, un ambulatorio medico, un centro giovanile, ampi spazi verdi, un’ala destinata anche alle donne bisognose di protezione.

I lavori sono stati appaltati alla trentina Mak, attualmente impegnata anche nell’ampliamento dello stadio Druso. Il progetto vincitore del concorso è stato elaborato dallo studio dell’architetto Claudio Lucchin. Il costo totale dell’opera è di poco superiore ai 5 milioni di euro. Verranno realizzati alloggi di taglio un po’ più grande e un po’ più piccolo, a seconda che siano destinati ai singoli o alle coppie. Una novità assoluta è questa: gli alloggi sono stati pensati per poter ospitare alla bisogna anche una badante. La politica socio-assistenziale, provinciale e quindi comunale, sta infatti andando verso una domiciliazione il più spinta possibile. Nel senso: si resta a casa il più a lungo possibile, finché si è abbastanza autosufficienti. E se magari per qualche mese, per una gamba rotta, si è costretti ad essere aiutati, meglio non andare in casa di riposo o di degenza. Costa meno alle pubbliche casse, è meglio per l’anziano, che resta a casa sua.

L’obiettivo dell’intervento, spiega l’architetto Lucchin, «è quello di creare un oggetto architettonico che risponda funzionalmente al fabbisogno dei differenti spazi richiesti, e che sia immediatamente riconoscibile e percepibile come edificio pubblico all’interno del quartiere». L’idea è quella di un foglio di carta piegato che, alzandosi progressivamente di quota, avvolga e rivesta il volume monolitico dell’edificio scoprendo, al tempo stesso, gli ambienti destinati alle attività più pubbliche che diventano così trasparenti e direttamente fruibili. «Il nastro/foglio ha la funzione simbolica di supporto sul quale trascrivere idealmente le storie delle persone che abitano l’edificio». Trattandosi di occupanti che hanno lasciato la loro abitazione e ora si trovano in un edificio nuovo, si è ritenuto importante dare una personalità, e una certa individualità, ai diversi alloggi». Per raggiungere questo scopo il prospetto, e in special modo le bucature, finestre o logge, «sono trattate diversamente le une dalle altre, in un gioco di eterogeneità di stile, materiale e carattere, rappresentando metaforicamente le differenti storie di vita vissuta». L’edificio si trova in posizione arretrata rispetto alla strada ed è circondato da spazi verdi. Proprio attraverso un largo uso degli spazi verdi «si è sviluppato il concetto della compenetrazione tra interno ed esterno, pubblico e privato, verde e non; questo senza rinunciare alla possibilità di protezione e separazione degli spazi di pertinenza». Il verde entra nell’edificio, «raggiunge i piani interrati con giardini che danno luce ed esaltano lo scambio tra l’edificio e il parco circostante».















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