Assistenza

Case di riposo: 600 posti liberi per mancanza di personale

Martina Ladurner, presidente Rsa: «Ogni giorno ci sono dimissioni di operatori che cambiano lavoro o vanno all’Asl». Intanto si allungano le liste d’attesa. La direttrice di Assb Liliana Di Fede: «Dalla Germania ponti d’oro a chi è disposto a trasferirsi»


Antonella Mattioli


BOLZANO. «La situazione sta diventando ogni giorno più pesante - spiega Martina Ladurner, presidente dell’ associazione residenze per anziani - perché alla cronica carenza di operatori aggravata anche dalle sospensioni, in questo periodo si aggiungono le ferie. E, cosa più preoccupante, quasi ogni giorno arrivano le dimissioni di operatori che cambiano lavoro oppure vanno all’Asl, dove evidentemente offrono condizioni più favorevoli. Come se non bastasse, dobbiamo fare i conti con un aumento, non previsto in questo momento, dei casi di positività tra gli ospiti delle case di riposo che richiedono un ulteriore sforzo da parte degli operatori in servizio, costretti a fare i salti mortali».

La carenza sempre più pesante di personale, operatori socio sanitari e operatori socio assistenziali, si traduce in una situazione paradossale.

Le case di riposo sono costrette a tenere vuoti circa 600 posti letto su un totale di 4.500 all’interno delle 79 Rsa a livello provinciale. Ciò si traduce in problemi pesanti per le famiglie che assistono a casa le persone anziane e in un aumento dei costi di gestione delle case di riposo. Un quadro questo destinato in prospettiva a peggiorare, a fronte dell’invecchiamento progressivo della popolazione e all’aumento esponenziale dei bisogni.

«Sono anni - commenta la direttrice di Assb Liliana Di Fede - che lavoro in questo settore, ma una situazione simile non l’avevo mai vista. È difficile ovunque trovare personale, da noi sta diventando quasi impossibile. A livello locale subiamo la concorrenza dell’Asl, dove Oss e Osa evidentemente hanno trattamenti migliori. Da fuori non arriva nessuno, perché i costi delle case sono troppo alti. E poi qui abbiamo i vincoli rappresentanti da proporzionale e bilinguismo che vanno in qualche modo alleggeriti se vogliamo continuare a garantire i servizi».

In realtà, entrambi i pilastri dell’autonomia si possono superare in caso di necessità, ricorrendo alle precettazioni che consentono di assumere però solo a tempo determinato. «Il risultato è che potendo scegliere, gli operatori Oss e Osa - prosegue Di Fede - vanno altrove, per esempio nel resto d’Italia, dove pure c’è grande richiesta».

Alla concorrenza locale e nazionale si aggiunge quella più agguerrita a livello europeo. «La Germania - prosegue la direttrice di Assb - promuove campagne di reclutamento in Italia: offre contratti a tempo indeterminato ben retribuiti, corsi di tedesco e alloggio».

Chi ha il compito di far funzionare le strutture, in questo momento si aggrappa alla speranza che, al più presto, venga firmato il nuovo contratto che riguarda appunto Oss e Osa. «Il contratto - spiega Ladurner - prevede degli aumenti che interesseranno diverse voci. Un riconoscimento per il lavoro che, per la carenza di personale, diventa sempre più gravoso». Oltre alla parte economica, viene introdotta la formazione duale di Oss e Osa. «In parte - spiega Di Fede - esiste già anche oggi, ma nel nuovo contratto questa possibilità viene formalizzata. Prevedendo che il personale possa formarsi e poi ottenere il diploma, anche lavorando all’interno delle Rsa».













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