Cassonetti rotti, a pagare sono gli operai della coop

Ad ogni dipendente verranno detratti dalla busta paga 40 euro per 10 mesi Il dirigente: «Non li trattano con cura, ora il conto della Seab lo saldano loro»


di Alan Conti


BOLZANO. I bidoni della raccolta dell’umido si rompono? Colpa dei lavoratori della cooperativa, che ora dovranno pagare il conto. È questa la logica che ha portato Mebo Coop a prevedere una trattenuta di circa 400 euro, spalmata su 10 mesi, ai dipendenti (alcuni anche soci) che si occupano degli svuotamenti dei cassonetti per conto della municipalizzata Seab. Una quota di circa 40 euro mensili su stipendi che si aggirano tra i 900 e i 1.000 euro per una percentuale del 4-5% sul salario. «Da quando è entrato a regime il nuovo sistema di raccolta dei rifiuti molti cittadini hanno paura di pagare di più con un alto numero di conferimenti», racconta un dipendente di Mebo Coop. «La conseguenza è che i cassonetti sono strapieni. Ci è capitato di sollevare bidoni da 35 litri che pesavano anche 80 chili. È abbastanza semplice comprendere i motivi che portano al danneggiamento. Non è per incuria o mancanze da parte nostra». È la scelta della cooperativa sociale, comunque, a far discutere. «La natura di queste organizzazioni è quella di non rincorrere il profitto come una qualsiasi impresa privata - attacca Maurizio Albrigo, sindacalista Femca Cisl - e Mebo Coop ha un atteggiamento in totale contraddizione con questa impostazione, anche alla luce degli sgravi fiscali che riceve per questa sua posizione». Decisa, però, la replica da parte del direttore di Mebo Coop Alberto Emer. «Prima di tutto nulla è ancora stato deciso. C'è, però, un contratto collettivo con specifiche responsabilità da parte dei lavoratori e, in ogni caso, si tratta di scelte interne». Il problema dei bidoni rotti, però, è pressante. «Abbiamo 6.000 contenitori: tanti si sono rotti con il tempo, ma tanti sono stati danneggiati per l'incuria dei lavoratori. Tutto è documentato. Dopo decine di riunioni e indicazioni stiamo pensando di agire in questo modo. D'altronde se un impiegato d'ufficio versa una bevanda sul computer per decine di volte, rompendolo, magari il titolare a un certo momento si stufa». Seab, dal canto suo, in tutto questo ha un ruolo più defilato. «Noi abbiamo il dovere di far rispettare i contratti d'appalto» spiega il direttore dei servizi ambientali Francesco Gallina. «A fine anno presentiamo una richiesta per avere delucidazioni . Se si tratta di guasti strutturali o difetti ne rispondiamo noi, ma se i motivi sono altri avanziamo una normalissima richiesta di danni».

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