Turismo

Categorie compatte: pronti a tutto pur di salvare lo sci

L'industria della neve si prepara alla stagione. Si pensa a iniziative comuni per i controlli sul Green Pass. L'assessore provinciale Daniel Alfreider rassicura: «Impianti aperti anche in zona arancione o rossa»


Antonella Mattioli


BOLZANO. Imperativo categorico: salvare la stagione dello sci che inizia ufficialmente - nell’ambito dell’area del Dolomiti Superski - il 26 novembre. Lo stesso giorno aprono i cinque Mercatini di Natale dell’Alto Adige. Dopo l’appello dell’altra sera del governatore Arno Kompatscher, i rappresentanti delle categorie economiche stanno pensando ad iniziative comuni per spingere - ancora una volta- sulla vaccinazione; rispetto rigoroso delle regole e controlli a tappeto del Green Pass, soprattutto per quanto riguarda bar, ristoranti, piccole aziende artigianali. «Abbiamo grosse difficoltà - ammette l’assessore Arnold Schuler - a far rispettare le regole in particolare in certe vallate. C’è chi risponde con una risata quando vien chiesto il Green Pass».

Le conseguenze però rischiano di essere pesanti: «Purtroppo - commenta Manfred Pinzger, presidente dell’associazione albergatori - siamo ad un passo dal baratro. Dobbiamo fare di tutto e di più per evitarlo. Perché se dovessimo finire in zona arancione, non potrebbero aprire gli impianti e a farne le spese sarebbero anche gli alberghi». Per scongiurare quest’ipotesi l’assessore Daniel Alfreider è in continuo contatto con i colleghi di Trentino, Veneto, Piemonte, Valle d’Aosta e Abruzzo. «Tutti assieme chiediamo che anche nel caso in cui si dovesse passare, a causa del peggioramento della pandemia, in arancione o rossa, si possa comunque far partire gli impianti. Magari contingentando il numero degli sciatori, in aggiunta alle regole che già ci sono: ovvero capienza ridotta all’80% sugli impianti chiusi come le funivie, mascherina e Green Pass che sarà controllato attraverso una app. Ma dobbiamo partire, non possiamo perdere un’altra stagione».

Industria della neve a rischio

La posta in gioco è alta: l’industria del turismo invernale dà lavoro a centinaia di famiglie ed ha ricadute su tutti i comparti dell’economia. Ma a 15 giorni dall’avvio l’Alto Adige si trova in una situazione a dir poco complicata. Nonostante gli enormi sforzi fatti dall’Asl, siamo i meno vaccinati d’Italia (il 78,3% contro l’83,9% a livello nazionale) e con i dati peggiori per quanto riguarda i contagi e i malati ricoverati in ospedale. Ciò perché non solo abbiamo un numero preoccupante di no-vax, ma rispettiamo anche meno le regole anti-Covid. Questa combinazione - è stato detto l’altra sera nel corso dell’incontro convocato dal governatore Kompatscher con le categorie economiche e i sindacati - è letale. Perché sta mettendo in ginocchio la sanità costretta a trascurare le altre patologie non urgenti, per curare i malati Covid.

Dal numero di occupazione dei posti letto in ospedale e in terapia intensiva dipende il passaggio prima in zona gialla e poi in arancione che comporterebbe la chiusura di attività e lo stop alla stagione turistica.

Di qui l’appello del governatore alle parti sociali, in una parola a tutta la società, a fare di più. Significa: vaccinazione, applicazione rigorosa delle norme anti-Covid, intensificazione dei controlli sul Green Pass. Che evidentemente non tutti fanno - in particolare nelle vallate - se a fronte di circa 35 mila lavoratori altoatesini non vaccinati, si effettuano in media solo tra gli 8 e i 10 mila tamponi al giorno.

Green Pass, pochi controlli

«Non è colpa solo del nostro settore - dice Pinzger - se in particolare in certe zone non si chiede il Green Pass. Stiamo pensando ad azione comuni con altre categorie e auspico più controlli e multe da parte delle forze dell’ordine. Inoltre, prima di finire nel baratro, chiediamo di poter adottare il modello delle 2G austriaco che penalizza i non vaccinati».

Preoccupato Mirco Benetello, direttore di Confesercenti: «Nei ristoranti in linea di massima i controlli si fanno; un po’ meno forse nei bar. La fretta però di servire il cliente non può giustificare la mancata verifica del certificato verde. Anche perché se si dovesse chiudere, la nostra categoria sarebbe di nuovo la più penalizzata».

Claudio Corrarati, presidente regionale Cna, chiede regole più semplici: «Molte nostre aziende il dipendente lo vedono solo la sera, controllare il Green Pass a causa delle regole sulla privacy diventa spesso molto complicato. Chiediamo una semplificazione della normativa. Non possiamo permetterci di perdere la stagione invernale, anche perché non è affatto scontato che potremmo contare sui ristori».

Per Philipp Moser, presidente dell’Unione commercio, non è neppur pensabile che il commercio al dettaglio possa sopportare altre chiusure: «Sarebbe un disastro anche perché l’online ci sta mettendo in ginocchio. Per scongiurare il peggio, non si possono che rendere più severi i controlli sul Green Pass. Anche se a mio avviso, dovremmo applicare anche noi il modello 2G austriaco che penalizza chi si ostina a non vaccinarsi».













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