L’intervista

Christa Ladurner: «Sempre più mamme costrette a licenziarsi»

La presidente dell’Alleanza per le famiglie: «Bisogna aumentare l’offerta di servizi: da noi le scuole dell’infanzia chiudono a metà giugno; in Trentino a fine luglio


Antonella Mattioli


BOLZANO. «Sono presidente dell'Alleanza per le famiglie dal 2015 e, in questi nove anni, ho notato un costante aumento di donne con bambini piccoli, costrette a licenziarsi. Gettano la spugna, perché non ce la fanno più a gestire impegni di lavoro e famiglia. Motivo? In particolare le crescenti difficoltà a trovare un posto all'asilo nido o nella scuola dell'infanzia. Lo confermano le cifre: solo a Bolzano ci sono 260 bambini in lista d'attesa per un posto al nido. Mi spiega come fanno coloro che non hanno nonni disposti a fare i babysitter? Alla fine decidono di licenziarsi».

Christa Ladurner, presidente dell'Alleanza per le famiglie appunto, il 15 maggio, Giornata internazionale della famiglia, sarà al convegno organizzato assieme ad altre associazioni e dedicato alle trasformazioni, avvenute negli ultimi anni, che richiedono un maggior sostegno a livello di servizi.

In base all'ultima indagine del Mercato del lavoro, nel 2023, sono state oltre 2 mila le donne con bimbi piccoli che si sono dimesse "volontariamente" in Alto Adige, per l'impossibilità di conciliare vita e lavoro.

E la conseguenza è duplice: una è di tipo e economico, l'altra riguarda la progressione di carriera.

Oggi con il costo della vita sempre più alle stelle, nella coppia devono lavorare entrambi.

Lavorare entrambi è una necessità. Anche per quelle famiglie che scelgono di accontentarsi di meno. Chi può permetterselo semmai è chi, avendo la casa di famiglia, non deve pagare affitto o mutuo. All'aspetto economico, in particolare per chi ha un certo tipo di professionalità, si aggiunge la carriera. Interruzioni troppo lunghe, fanno sì che una donna -come si dice - perda il treno. Capita anche all'uomo in realtà. Ma in genere a rimanere a casa sono le donne.

In Alto Adige comunque ci sono parecchi sussidi.

Certo, e alla fine capita sempre più spesso che si opti per quelli. Se gestire lavoro e famiglia diventa impossibile, ci si dimette. Per due anni c'è l'assegno di disoccupazione; poi, visto che in Alto Adige abbiamo piena occupazione, un posto - soprattutto in certi ambiti - si trova sempre.

Dove sono le principali carenze dei servizi?

Gli asili nido e le microstrutture stanno esplodendo: ci sono decine di bambini da zero a tre anni in lista d'attesa. Anche perché sono frequentati pure da bimbi che i tre anni li hanno già superati abbondantemente.

Scusi, ma i "grandi" non dovrebbero già frequentare la scuola dell'infanzia (3-6 anni)?


Dovrebbero, ma non è sempre così. Perché chi compie i tre anni dopo il 31 dicembre, deve aspettare settembre dell'anno successivo, per essere accolto a scuola. Per questo chiediamo che si faccia come a Trento, dove per la scuola dell'infanzia sono previsti due accessi: uno a settembre e l'altro a gennaio.

Poi c'è il problema delle vacanze estive.

Quelle sono un incubo per i genitori.

Però anche le insegnanti delle scuole dell'infanzia rivendicano il diritto a fare vacanza.

Nessuno lo nega. Infatti, per questo dico che servono investimenti per allungare il calendario scolastico, assumendo personale. Come stanno facendo in Trentino.

Quali sono le differenze tra le due province?

Sostanziali, direi. Se in Alto Adige la scuola dell'infanzia è aperta dai primi di settembre a metà giugno; in Trentino si inizia sempre i primi di settembre, ma il servizio è garantito fino al 31 luglio.

In Alto Adige ci sono comunque una serie di progetti ai quali si possono iscrivere i bambini dai 3 anni in su.

Per esserci, ci sono. Ma sono tutti a pagamento. Non solo: in genere sono progetti che durano un paio di settimane. Quindi significa che - durante l'estate - un bambino viene sballottato più volte da una parte all'altra. In luoghi diversi da quelli che era abituato a frequentare normalmente e con persone diverse.













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