terrorismo

Cinque presunti jihadisti della cellula meranese scomparsi nel nulla

Dopo aver ottenuto dal giudice di Trento la scarcerazione si sono resi irreperibili. Allarme in carcere per possibili attacchi agli agenti penitenziari



BOLZANO. Cinque presunti jihadisti della cellula scoperta dai carabinieri a Merano, scarcerati su richiesta della stessa Procura della Repubblica di Trento (a cui era stato inviato il fascicolo per competenza) hanno fatto perdere le loro tracce. Dopo aver rischiato l’incriminazione per terrorismo, ottenuta la scarcerazione in base a principi garantisti, cinque degli inquisiti hanno preferito far perdere le proprie tracce.

Tutti e cinque hanno evitato il carcere a titolo cautelare, ma sono consapevoli ovviamente di essere ancora sotto inchiesta a seguito degli accertati contatti internazionali con il gruppo del Mullah Krekar. Dunque, per evitare ulteriori sorprese, hanno preferito rendersi irreperibili. Sotto il profilo della sicurezza locale e nazionale non si tratta di una buona notizia anche se gli inquirenti tendono a minimizzare. In assenza di provvedimenti limitativi, ognuno può trasferirsi dove crede, però non può non essere considerato inquietante (o per lo meno poco rassicurante) il fatto che abbiano deciso di rendersi irreperibili. La notizia è rimbalzata nelle ultime ore anche sui quotidiani nazionali. Venerdì «Repubblica» ha citato l’inchiesta sulla presunta cellula jihadista meranese come esempio dell’impreparazione della giustizia italiana di fronte a reati legati a presunti coinvolgimenti in posizioni oltranziste e di matrice terroristica. Sino ad oggi le decisioni dei magistrati non sono univoche. Per la cellula meranese quello che era stato considerato provato dai giudici di Roma è stato considerato dai giudici di Trento assolutamente insufficiente a giustificare provvedimenti di natura cautelare. E’ di poche settimane fa la decisione della Corte di Cassazione che ha rimesso in libertà quattro presunti terroristi condannati in primo e secondo grado ed in carcere dal 2013. Ieri intanto è scattato l’allarme anche nel carcere di Bolzano dopo una circolare del 22 luglio scorso in cui il Ministero della giustizia mette in guardia per possibili «azioni ostili nei confronti di rappresentanti delle forze dell’ordine, quali obiettivi da parte dello stato islamico». A finire sotto la lente di ingrandimento del Ministero ci sono anche le prigioni con una elevata percentuale di detenuti islamici a seguito dei pericoli che possono correre gli agenti di custodia. Nel carcere di Bolzano la situazione sarebbe aggravata anche dal fatto che gli agenti della polizia penitenziaria in servizio lamentano da tempo una grave carenza negli organici. A fronte di un numero sempre in crescita di detenuti, spesso molto violenti. La circola del ministero della giustizia cita un video di rivendicazione di un attentato da parte di Abou Mohammed Al Adnani che si definisce «portavoce dell’Isis» e che invita a colpire gli agenti di polizia penitenziaria all’interno delle carceri.

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