Cioccolato equo, boom di vendite 

Grande risposta all’iniziativa delle Botteghe del Mondo contro lo sfruttamento dei contadini africani



BOLZANO. Hanno voluto giocare con la tentazione e ora sperano in un legame che duri nel tempo: durante l'Avvento, «Sweet afFAIR», la campagna informativa delle Botteghe del Mondo dell'Alto Adige e di oew-Organizzazione per un Mondo solidale, ha invitato la popolazione altoatesina a lasciarsi provocare e conquistare dal cioccolato equo. Hanno reinventato il classico calendario d'Avvento e, ogni 24 ore, hanno aperto 24 porte speciali in altrettante località della provincia di Bolzano: porte di chiese, monasteri, municipi, parrocchie, negozi, di un centro commerciale, un castello e un vagone del treno. Con lo slogan «sweet afFAIR», gli organizzatori hanno invitato le persone a un innocuo ma dolce “tradimento” con il cioccolato equo e solidale. Agli eventi hanno partecipato circa 1.700 persone che sono state informate sulle condizioni di coltivazione nelle piantagioni di cacao in Costa d'Avorio e in Ghana.

Le notizie che arrivano dal Sud del Mondo sulla coltivazione convenzionale del cacao nella zona dell'Equatore non sono per niente buone. Migliaia di giovani sono costretti a lasciare le piantagioni in Costa d'Avorio e Ghana e fuggire in Europa perché non dispongono di un reddito che permetta loro di vivere dignitosamente. Diversi cittadini della Costa d'Avorio e del Ghana sono arrivati anche in Alto Adige. La campagna è andata ogni oltre previsione. La bottega di Lana ha raddoppiato le vendite rispetto a dicembre 2016; quella di Laces ha riportato un aumento dell'80 per cento; a Merano la crescita è stata del 50 per cento; a Vipiteno, le vendite sono aumentate del 20 per cento; a Bressanone e Bolzano del 10 per cento. Brigitte Gritsch, coordinatrice delle Botteghe del Mondo altoatesine, è entusiasta degli effetti tangibili della campagna informativa sul cioccolato equo e solidale: «Con le nostre 24 manifestazioni nelle diverse località dell'Alto Adige, siamo riusciti a raggiungere tanti cittadini che prima non ci conoscevano», spiega. Verena Gschnell è la responsabile dell'area del consumo consapevole di Oew: «Non dobbiamo adagiarci ma continuare a spiegare alle persone le problematiche globali in modo colorato e stimolante». Molte persone, anche benestanti, spesso erano attente solo al prezzo dei prodotti, senza preoccuparsi delle condizioni di produzione e di coltivazione. «Se non consentiamo alle persone di Paesi come il Ghana e la Costa d'Avorio di guadagnarsi da vivere con il loro reddito, saranno costrette ad emigrare e a cercare fortuna altrove», aggiunge Gschnell. Rudi Dalvai, l'altoatesino presidente dell'Organizzazione Mondiale del Commercio Equo, invita tutti a diventare protagonisti di una politica equa e solidale per mezzo degli acquisti. «Ogni giorno - sottolinea - possiamo decidere se vogliamo aumentare ulteriormente i conti in banca di grandi aziende come Mondelez che produce Milka, Toblerone, Oreo, della Nestlé che vende Kitkat, Lion, Nuts, Smarties, Yes, Nesquik, di Mars Hersheys, Ferrero, Lindt & Sprüngli o Storck, oppure se vogliamo garantire la sopravvivenza dei piccoli agricoltori nel Sud del mondo e delle cooperative». Il commercio equo e solidale esclude gli intermediari, garantisce la sopravvivenza delle persone attraverso prezzi fissati in precedenza e non soggetti alle fluttuazioni del mercato, permette loro di ricevere cure mediche e di garantire istruzione ai bambini. Il prezzo del cacao al produttore è rimasto invariato per 35 anni. Dovrebbe aumentare di quattro volte affinché gli agricoltori dei Paesi equatoriali possano condurre una vita dignitosa. Attualmente, dispongono mediamente di un reddito di mezzo euro al giorno. Molte comunità che vivono della coltivazione del cacao non hanno a disposizione nemmeno le infrastrutture di base come strade, scuole e ospedali. Nella coltivazione del cacao, specialmente in Costa d'Avorio, è diffuso il lavoro minorile: attualmente, circa 150.000 bambini sono costretti a lavorare nelle circostanze più difficili e vengono spesso acquistati o rapiti dai vicini stati del Burkina Faso e del Mali. Il cioccolato equo e solidale è in vendita non solo nelle Botteghe del Mondo dell'Alto Adige, ma anche nei negozi bio, nei piccoli esercizi commerciali, nei negozi di prodotti naturali e nei grandi centri commerciali.















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