«Clima e imprudenza, così si muore di valanghe»

L’appello lanciato dal capostazione del Soccorso alpino Cnsas di Bressanone Aumentano i turisti e c’è un’eccessiva confidenza nelle attrezzature disponibili


di Fabio De Villa


BRESSANONE. Rimane alto l'allarme slavine in alta Valle d'Isarco dopo le nevicate dei giorni scorsi e in corrispondenza con l'innalzamento delle temperature e dei venti. In uno degli inverni più anomali degli ultimi cinquant’anni, caldo e avaro di neve, sono già molte le vittime a seguito di slavine e valanghe, in particolare in Alto Adige.

Le recenti nevicate in alta Valle d'Isarco hanno allargato l'allarme fra i corpi di soccorso di montagna nelle zone più frequentate dai turisti, che, nonostante il divieto di fare fuoripista, continuano questa pericolosa attività.

“Spesso sono proprio loro le vittime dell’anomalia meteorologica che inganna anche scialpinisti e appassionati fra i più esperti del fuoripista – afferma Ciro Zanesco, il capostazione del Soccorso alpino Cnsas di Bressanone in un appello agli appassionati - Perfino i più esperti, appunto, perché i terreni caldi prima delle nevicate o gli improvvisi sbalzi termici fanno scivolare strati di neve e provocano valanghe. In più c’è l’azione del vento, un’altra anomalia di questo fine gennaio e inizio febbraio in valle. Raffiche impetuose durante le nevicate o subito dopo. E così si accumulano cornici sulle creste, accumulate proprio dal vento, che portano alla formazione di placche instabili”.

“Nel corso degli ultimi fine settimana - prosegue Zanesco - in molte zone alpine ci sono state abbondanti nevicate, anche di un metro in settori dell'alta valle d'Isarco, in particolare sopra i 1.500 metri. Complice la poca neve dei giorni scorsi, le nevicate hanno invogliato gli appassionati, nonostante i bollettini valanghe dessero un indice di pericolo 3, su una scala che arriva al 5. Indice che significa pericolo marcato: occorre molta prudenza perché uno sciatore può provocare con una probabilità piuttosto elevata un distacco”.

Fra le regole generali da seguire c’è proprio quella di evitare lo scialpinismo più estremo o il fuoripista subito dopo una nevicata. Occorre almeno aspettare un primo assestamento degli strati nevosi. Con un manto non assestato, basta un leggero aumento di peso su un pendio per aumentare il rischio di distacchi. Nello scialpinismo, che ha attirato molti appassionati in questi ultimi anni, sono state abbandonate alcune attenzioni.

L’inverno e le sue specialità sportive, prima riservate a pochi, ora viene scelta come stagione privilegiata da una massa di turisti, complici le agevolazioni tecniche e le nuove attrezzature, soprattutto in fatto di sci più leggeri e facili da girare e manovrare anche nella neve alta.

C’è poi una sorta di eccessiva confidenza data dalla tecnologia, dall’Arva, cioè il cercapersone che agevola la ricerca di chi è travolto, agli zaini airbag, che se azionati offrono la possibilità di «navigare» sulla superficie della valanga, fino all'uso della pala da valanghe. Troppo sovente gli allarmi di guide alpine e uomini del soccorso o quelli lanciati via internet con i bollettini meteo vengono considerati come dovuti o poco più.

“Le regole di solito seguite dagli uomini di montagna sono ignorate, come quella di evitare gruppi di scialpinisti. Proprio per questo motivo – conclude Zanesco – sulla Plose da qualche anno è presente un campo antivalanghe che serve proprio a istruire i suoi frequentatori, capire quali sono le attrezzature utili e quelle meno utili, le prassi da seguire per salvarsi e salvare una vita in caso di valanga”.

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