Coccinella, i genitori accusano ancora

Udienza ad alta tensione al processo. Secondo il Pm il comportamento delle insegnanti aveva creato un clima di paura


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Ancora testimonianze drammatiche ma pur sempre indiziarie. Sono stati sei i genitori che ieri hanno deposto in aula davanti alla giudice Christine Erlicher alla ripresa del processo a carico di due operatrici della cooperativa «La coccinella» accusate di maltrattamenti nei confronti di una decina di bambini all’epoca dei fatti di circa 2 anni. Anche ieri le due insegnanti (Barbara Infantino e Cristina Torboli) non hanno perso una battuta del procedimento che, per il momento, continua ad essere caratterizzato dall’audizione in aula dei testimoni chiamati a deporre da pubblica accusa e parti civili. Dai genitori sono arrivate nuove conferme. Il teorema accusatorio risente però della mancanza di dati certi e oggettivi perchè all’epoca dei fatti le prime lamentele dei genitori nei confronti della cooperativa portarono al trasferimento delle insegnanti e gli inquirenti non riuscirono ad organizzare in tempo utile l’installazione di telecamere spia per procedere con intercettazioni ambientali. Oggi è molto difficile poter ricostruire dalle testimonianze dei genitori quanto effettivamente accadeva all’interno dell’asilo nido. In primo luogo perchè ogni sospetto e ogni ipotesi accusatoria passa necessariamente dall’interpretazione dei genitori ad un tipo di comportamento considerato anomalo, o insolito, del proprio bambino. Si tratta di un limite che, anche sotto il profilo prettamente giuridico e processuale, potrebbe essere difficile da superare. Lo ricorda una recente massima della Corte di Cassazione secondo cui non è ammesso il ragionamento circolare che i sintomi siano la prova dei maltrattamenti e che i maltrattamenti siano provati dai sintomi. In realtà tutto il processo in corso per i presunti maltrattamenti all’asilo nido di via Bari è basato sui sintomi. E allora se un bambino si percuote sulla testa può essere dimostrazione che al nido era abituato a vedere picchiare sulla testa, se ha paura del buio e ha incubi notturni, può essere prova che all’asilo veniva messo in castigo in una stanza completamente priva di luce, se colpisce un genitore con un libro di fiabe sulla testa, può essere dimostrazione che così le maestre facevano con lui sempre all’asilo nido. Secondo il Pm Donatella Marchesini il comportamento anomalo di tanti bambini dimostrerebbe che proprio il comportamento delle insegnanti aveva provocato all’interno della struttura un clima di paura. Ma ieri nel corso delle deposizioni è anche emerso che qualche genitore avrebbe motivi per nutrire rancore nei confronti di almeno una delle insegnanti inquisite. Barbara Infantino avrebbe addirittura ipotizzato telefonicamente a due genitori possibili abusi sessuali in famiglia sul figlioletto che rifiutava il cambio del pannolino. Una ferita, quella provocata ai due genitori, ancora aperta. Il processo riprende domani.

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