«Colle: il sentiero 4 riservato al downhill sarà un’attrazione» 

La campionessa Missiaggia lancia un appello al sindaco «Individuiamo assieme un tracciato ad hoc»


di Antonella Mattioli


BOLZANO. «Al sindaco chiedo di autorizzare la creazione sul Colle di un tracciato riservato al downhill. Il sentiero numero 4 che esiste già sarebbe ideale, perché ha le caratteristiche giuste: dislivello, tipo di terreno, facile da raggiungere perché c’è la funivia e alla base ha il parcheggio. Sarebbe un’offerta in più per attrarre un turismo giovane». Alessia Missiaggia di Pineta, 19 anni il 29 gennaio, un mix di simpatia e determinazione, è la portavoce di un gruppo crescente di appassionato di downhill che, da un paio di settimane, non possono più andare ad allenarsi al Colle, perché il sindaco Renzo Caramaschi ha disposto con un’ordinanza il divieto agli appassionati di questa disciplina di usare i sentieri numero 4 e 4/A. Motivo: si ritiene troppo pericolosa la convivenza tra biker ed escursionisti.

Lei che nel 2016 ha conquistato il titolo mondiale nella categoria junior; il 2017 lo ha trascorso in Canada dove ha gareggiato e si è diplomata e oggi corre con il Team Zanolini, è l’interlocutrice giusta per l’amministrazione che ha incaricato l’assessore Angelo Gennaccaro di trovare una soluzione alternativa assieme alla Federazione ciclismo e alla Forestale. Ieri è stata ospite nella sede dell’Alto Adige dove, assieme al direttore Alberto Faustini, ha partecipato ad una diretta sulla nostra pagina facebook, rispondendo alle domande dei nostri lettori.

Adesso che il Colle è stato interdetto al downhill, dove si allena?

«Io studio Giurisprudenza a Milano e mi alleno in palestra, in strada con la bici da corsa, sui tracciati da Bmx per migliorare la tecnica e a Brescia, dove c’è un sentiero dedicato al downhill. Certo che il Colle è tutta un’altra cosa. Tanto che, prima dell’entrata in vigore del divieto, arrivavano appassionati anche dall’Austria e dalla Germania oltre che dal resto d’Italia».

Ma la convivenza sul Colle tra biker e appassionati di downhill è oggettivamente pericolosa.

«Noi usavamo il sentiero 4 che non è utilizzato dagli escursionisti, perché pieno di sassi e di radici. Gli escursionisti percorrono altri tracciati, più comodi e più sicuri».

Ottimista sul fatto che a Bolzano si possa creare un “Bike Park” o almeno un percorso dedicato a questa disciplina?

«Sono contenta che si sia aperto un dialogo con l’amministrazione, ma realisticamente so che non sarà facile».

Perché?

«Perché in Italia c’è troppa burocrazia e mi rendo conto che gli amministratori comunali vivono con l’incubo del contenzioso penale nel caso in cui qualcuno si faccia male. Si vorrebbe il rischio zero che non esiste. E questa è un’occasione persa importante per Bolzano e per l’Alto Adige».

Perché ?

«Perché in Alto Adige abbiamo alcune centinaia di praticanti ed il numero è in crescita. Abbiamo anche due atleti di punta come Veronika Widmann e Johannes von Klebensberg. Ma soprattutto abbiamo un territorio che si presta a questa disciplina. Significa montagne e impianti di risalita che qui rendono quasi solo nel periodo invernale».

E invece?

«E invece bisogna prendere esempio dai nostri vicini: Austria e Svizzera dove ci sono più stazioni sciistiche che, in estate, tengono aperto un impianto che serve un tracciato riservato al downhill. La nostra disciplina è il nuovo business».

Gli escursionisti però vi rimproverano di distruggere la natura.

«I maleducati esistono ovunque, però una volta stabilito che quello è un tracciato riservato a noi e queste sono le regole, ogni problema è risolto».













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