Condomini al freddo, accuse al Comune

Gli amministratori attaccano il sindaco Spagnolli: il permesso di accendere il riscaldamento è arrivato troppo tardi


di Davide Pasquali


BOLZANO. Durissimo attacco degli amministratori condominiali al sindaco Luigi Spagnolli per come è stata gestita la riaccensione degli impianti di riscaldamento, decisa a seguito dell’inusuale crollo delle temperature verificatosi negli ultimi giorni. «Le previsioni del tempo parlavano chiaro - attacca Marco Lombardozzi dell’Anaci - ma tanto per cambiare non ci si è presi per tempo. Per il futuro non dovrà più succedere. Occorre maggiore concertazione fra l’amministrazione municipale e gli amministratori».

Una lettera di fuoco. Il presidente della sezione di Bolzano dell’Associazione nazionale amministratori condominiali e immobiliari, Marco Lombardozzi, ieri ha scritto al sindaco: «A nome di tutti gli amministratori voglio esprimere il rammarico per come, anche quest’anno, è stata gestita da parte del sindaco la questione relativa al termine previsto per la chiusura degli impianti di riscaldamento». Ancora una volta, infatti, come negli anni passati, «nonostante le previsioni meteo fossero pessime e pertanto fosse facilmente prevedibile un sensibile calo delle temperature, il sindaco ha ritenuto di non concedere nessuna proroga, lasciando scadere il termine previsto per lo spegnimento, ossia il 15 aprile».

Non avendo comunicato il municipio nessuna proroga, si è reso necessario procedere allo spegnimento delle centrali termiche, per non incorrere nelle sanzioni previste. «Come minimo - chiarisce Lombardozzi - si tratta di cento euro di sola sanzione comunale».

Il crollo delle temperature. Il presidente Anaci prosegue: «Il progressivo e prevedibile calo delle temperature, negli ultimi giorni ha portato ad un numero considerevole di proteste e telefonate da parte di molti bolzanini, spingendo il sindaco a concedere la proroga lunedì mattina, il 23, fino alle 12 del 25 aprile». A questo punto, attacca Lombardozzi, «sorge il legittimo dubbio che non ci si renda conto del fatto che le ditte che gestiscono le centrali termiche ne hanno in carico centinaia e che per riaccenderle tutte occorrono quasi due giorni di lavoro intenso». Questo ovviamente comporta disservizi, «dei quali come categoria veniamo chiamati ingiustamente a rispondere».

Mancata programmazione. Gli amministratori Anaci, sempre con il presidente Lombardozzi, spiegano: «Lavorare in queste condizioni, con da una parte la necessità di rispettare le scadenze previste dalle norme e dall’altra la totale mancanza di programmazione oltre che la totale mancanza della consapevolezza dei tempi necessari per accendere e spegnere le caldaie, comporta notevoli difficoltà, portando la categoria che rappresento a divenire il capro espiatorio di colpe indipendenti dalla propria volontà, ma che invece vanno ricondotte a decisioni che noi non possiamo prendere».

Contromisure. Per il futuro, Lombardozzi auspica una maggiore consapevolezza da parte del Comune «circa le difficoltà di carattere tecnico e logistico che devono essere affrontate per accendere e spegnere le centrali termiche dell’intera città«. Diversamente, minaccia l’Anaci, «ci vedremo costretti a non rispettare più le norme, valutando in proprio se sia il caso di garantire ai nostri amministrati quello che evidentemente il Comune non è in grado di fare, ovvero la necessaria tempestività e oculatezza nel prendere decisioni che riguardano il benessere delle persone». Ma questo «rischia di portare all’anarchia oltre che vanificare gli sforzi tesi alla riduzione dell’inquinamento atmosferico, che è alla base dei regolamenti vigenti».

A questo punto, conclude con sarcasmo Lombardozzi, «viene anche spontaneo chiedersi se per il 25 aprile, giorno festivo, dopo le ore 12 la polizia municipale andrà in giro per effettuare i controlli previsti, sanzionando chi avrà ancora la centrale termica accesa».

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